VIAGGIO DELLA MEMORIA

«Auschwitz, sono sconvolto: non ero preparato a quanto visto»

La visita al campo di sterminio raccontata da Alexander De Marzani, studente del liceo scientifico Curie di Pergine


di Roberto Gerola


PERGINE. Anche l’istituto scolastico superiore “Marie Curie” si affianca con dirigente e insegnanti, all’azione degli studenti sull’importante argomento “Per non dimenticare”. Ne parla Alexander De Marzani, studente della classe 4 del Liceo scientifico assurto al ruolo di rappresentante del “Curie” in occasione del “Viaggio della Memoria”. Nei campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau. Insieme ad altri 24 studenti dell’Istituto perginese, Alexander (17 anni) faceva parte del folto gruppo di 178 studenti trentini che insieme a quelli dell’Alto Adige e del Tirolo hanno raggiunto quota 400.

Come è tornato a casa da questo viaggio?

Sono tornato sconvolto non mi aspettavo di vedere quello che poi ho visto. Ma soprattutto non ero (ma il discorso vale anche per gli altri) preparato a vedere quello che poi abbiamo visto. Il percorso di formazione che abbiamo seguito al “Da Vinci” di Trento, è stato ben poca cosa rispetto a quanto ci attendeva.

Avete anche incontrato il presidente Maurizio Fugatti?

Sì, è vero, e devo dire che mi ha piacevolmente sorpreso in quanto nel discorso che pronunciato per l’occasione agli studenti non abbiamo trovato traccia di possibili risvolti politici, ma le sue parole sono state particolarmente obiettive, sembrava il discorso di uno di noi. E lo abbiamo apprezzato.

Quali sono i risultati dell’esperienza?

Abbiamo vissuto un’esperienza unica e con le illustrazioni da parte di chi ci accompagnava, siamo riusciti ad apprezzare totalmente questa opportunità. Il viaggio e la visita hanno avuto conseguenze emozionanti su me e miei coetanei. Non immaginavamo assolutamente di poter vedere quei luoghi. Personalmente mi hanno cambiato e la stessa cosa penso che è avvenuta ai miei compagni. Per noi è stato fondamentale aver visto quelle cose, perché abbiamo conosciuto una tragedia, perché ci hanno toccato profondamente. Ci siamo chiesti, come è possibile che possano succedere queste cose. Abbiamo visto le foto delle persone sterminate: la data di arrivo e la data della morte. In molti casi appena sei/sette giorni.

Cosa vi ha colpito maggiormente.

Se Auschwitz era campo di concentramento, Birkenau rappresentava lo sterminio: la giornata della visita era nebbiosa. E la nebbia rendeva ancora più impressionante il luogo: nella nebbia si perdevano i forni, l’orizzonte; la nebbia contribuiva al senso di spaesatezza, quasi di inferno. Se Auschwitz rappresenta la crudeltà, Birkenau rappresenta l’estrema crudeltà. E poi montagne di scarpe, di abiti, di capelli, di valige con nome e cognome sulla targhetta”

E adesso?

E adesso abbiamo deciso di non ridurre la nostra visita a una semplice affissione di tabelloni in classe o sui corridoi. Abbiamo invece condiviso, con una premessa firmata dal dirigente Paolo Chincarini, una lettera pubblicata sul libro “Le memorie della Shoah” di Anniek Cojean (sopravvissuto a un campo di concentramento) che parla di camere a gas costruite da ingeneri istruiti, di bambini uccisi con veleno da medici ben formati, di lattanti uccisi da infermiere provette, di donnee bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiori e università. E che si conclude con una richiesta: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani, non mostri educati.

Le azioni future.

Le iniziative prossime riguardano l’approfondimento di eventi che riguardano i popoli che migrano.

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