Il castello ora è un giallo e incombe la chiusura 

Le difficoltà della sottoscrizione popolare e il cambio al vertice del comitato rischiano di compromettere la continuità gestionale: annunciata un’assemblea


di Roberto Gerola


PERGINE. Vicenda complicata quella dell’acquisizione del Castello di Pergine: il nodo che si è venuto a creare ha provocato il cambio al vertice, ma anche il cambio di passo da parte del Comitato Castel Pergine. Con un risultato positivo circa la cifra per la compra-vendita: 3.700.000 più 100.000 per l’attività. Il fatto che quest’anno, poi, la gestione dell’”Hotel Castel Pergine” abbia dato ottimi frutti e sia stata definita la migliore in assoluto da 25 anni a questa parte (ma anche prima evidentemente), può influire (e ha influito) sulle prospettive del castello stesso. Perché non si è firmato, quando si doveva firmare (i primi di novembre). Dopo le ore “febbrili” di quelle sera, è emersa qualche considerazione in merito a taluni aspetti della vicenda.

Innanzitutto, la difficoltà dell’operazione relativa alla sottoscrizione. Non ci sono precedenti cui fare riferimento o quanto meno ispirarsi. 200.000 euro a fronte dei 5 milioni pattuiti nelle prime battute sono stati pochi e in qualche modo hanno deluso qualche aspettativa, anche di fronte all’abbassamento a 3,8 della cifra, ottenuta per il lavoro del presidente - ora ex - Michele Andreaus. Oltre a ciò, c’era la necessità di far arrivare ai proprietari e nello stesso momento, i finanziamenti da parte di enti pubblici o quasi. C’era la Provincia di mezzo con il bando che prevedeva 1,8, bando poi andato deserto ma riproponibile; poi le “promesse” della Cassa rurale e infine il mutuo (1,5), ma anche la disponibilità di contribuire dichiarata da talune aziende operanti sul territorio con le quali altre trattative erano (e sono) in corso. Anche se c’erano dei dubbi generati dall’istituzione della Fondazione che ha proprie e precise regole. Tenendo anche conto delle fideiussioni firmate da 6 (su 7) componenti il Comitato Castel Pergine, la vicenda è stata chiaramente stressante da portare avanti.

E questo è un aspetto. L’altro sta esattamente di fronte. Il Castello di Pergine non può rimanere chiuso per un anno. Dal punto di vista imprenditoriale sarebbe un suicidio. Cosa vale l’attività alberghiera di una struttura dopo 12 mesi di chiusura? Tanto più che, a quanto pare, non si è smesso di raccogliere prenotazioni per la prossima stagione estiva da aprile a novembre. Respingere le richieste sarebbe appunto un suicidio. Anche la proprietà non ha nessun interesse alla chiusura del castello. Tra le considerazioni emerse, una va proprio in questa direzione: in un modo o nell’altro ci deve essere una continuità nella gestione. La mancata firma da parte di Andreaus (dovuta a qualche condizione “impossibile” nell’atto di compravendita) con il conseguente cambio al vertice, che significato ha? Poi, aver modificato il raggio d’azione (non solo il castello ma anche la Valsugana) può avere una sua motivazione in fatto di immagine. L’attuale Comitato (di 5, dopo l’uscita per altri motivi di Flavio Pallaoro) lancia assicurazioni. E promette un’assemblea dei sottoscrittori.

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