Lorena e Anita, legame di cuore 

Predaia, le due donne si sono conosciute e sostenute a vicenda durante le cure cardiologiche


di Fabrizio Brida


PREDAIA. È una storia che fa emozionare quella di Lorena Tarter di Mollaro, anche se oggi abita a Romallo, e Anita Muracca, che vive a Mezzolombardo ma è originaria di Vigo di Ton. Una storia fatta d’amicizia, di condivisione e di forza reciproca. Una storia che nasce in un contesto insolito.

Marzo 2017, ospedale Santa Chiara, reparto cardiologia. È lì che Lorena e Anita si conoscono e capiscono di essere in buone mani. Mani che giorno dopo giorno trasmettono loro la serenità e la tranquillità per affrontare al meglio un’avventura tosta, che però loro vivono con tenacia e con grande forza di volontà.

Entrambe, infatti, si trovano lì perché devono subire un trapianto di cuore. «Per me tutto è iniziato in pronto soccorso – racconta Anita – grazie al cardiologo di turno quella mattina che, accorgendosi di un valore alterato (la troponina, che segnala il rischio di infarto), ha deciso di farmi ricoverare per compiere gli accertamenti del caso. La coronografia a cui venni sottoposta rivelò la sindrome di Alcapa, cioè la mia arteria coronaria sinistra aveva origine dall’arteria polmonare invece che dall’altra ascendente. Una cosa davvero rara, con solo 150 casi al mondo».

Il rischio era un arresto cardiaco e così il primario la indirizzò al policlinico San Donato Milanese, dal professor Alessandro Frigiola, uno dei più esperti nel campo della cardiochirurgia con oltre 10 mila interventi eseguiti. «Andò tutto per il meglio grazie al professor Frigiola e a tutto il personale medico. Un grande ringraziamento va anche alla Casa di Cura Eremo di Arco, dove ho fatto la riabilitazione e dove ho trovato un’accoglienza davvero sorprendente. Non finirò mai di ringraziare il dottor Roberto Bonmassari e tutto il personale sanitario sia dell’ Utic (Unità di terapia intensiva cardiologica, ndr) che del reparto di cardiologia per l’assistenza, la professionalità e l’umanità dimostrate. A loro va il mio grazie di cuore» conclude Anita.

Il percorso di Lorena è un po’ diverso: a fine ottobre del 2016 si trovava ricoverata in cardiologia a Verona per l’installazione del pacemaker, avendo come diagnosi la cardiomiopatia dilatativa, una malattia che colpisce il muscolo cardiaco e che compromette la capacità del cuore di pompare efficacemente il sangue verso il resto dell’organismo. Durante l’attesa, purtroppo, fu colpita da un importante arresto cardiaco. Qui iniziò la sua avventura e fu inserita in lista per il trapianto.

Seguirono vari controlli al Santa Chiara di Trento, dove Lorena veniva monitorata. «Da subito mi sono sentita molto amata e coccolata da tutto il personale medico del reparto, compreso l’Utic – ricorda Lorena Tarter –. A tutti loro vorrei dire un grazie di cuore per l’umanità e la professionalità».

Un anno e mezzo fa, finalmente, il momento del trapianto. A dare forza ad Anita ci sono stati anche l’esempio e la vicinanza di Amedeo Rizzardi di Coredo, che ha subito il trapianto di cuore ormai 12 anni fa. È stato lui a trasmetterle una grande fiducia.

«Il 24 luglio 2017 la mia vita cambiò – rivela –. L’intervento fu eseguito a Verona e qui vorrei spendere due parole per tutto il personale della cardiochirurgia dell’ospedale Borgo Trento, davvero competente e sensibile. Ma il grazie più grande va al mio donatore che mi ha dato la possibilità di ricominciare a vivere».

Oggi Lorena e Anita stanno bene, hanno ripreso in mano la loro vita e continuano a coltivare la loro amicizia. Un legame che le avvicina nel profondo, un legame di cuore.

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