La Minela resiste bene all’espansione del “bio” 

Cles, la cooperativa accusa una leggera flessione nelle vendite, che nel 2017 hanno raggiunto quota 1 milione 167 mila. Ai soci un ristorno di 40 mila euro



CLES. Utile di 10.356 euro con la proposta di un ristorno ai soci di 40.000. Si chiude così il bilancio 2017 della cooperativa “La Minela” che venerdì a Cles, nell’aula magna dell’Istituto Pilati alle 20.30, terrà l’assembla ordinaria. Oltre al bilancio ci saranno la relazione sull’andamento e prospettive future e l’elezione cariche sociali in scadenza (Massimo Goio, Mario Manini, Giovanna Bertagnolli).

Il bilancio 2017 si chiude come detto con il segno più ed il ristorno di 40.000 euro proposto equivale ad un’aliquota del 3,7% sugli acquisti effettuati dai soci lo scorso anno. Se l’assemblea approva verrà distribuito dal giugno prossimo, scalandolo dai nuovi acquisti.

Le vendite si sono attestate a 1.167.000 euro, con una leggera flessione rispetto all’anno precedente (1.176.000). I costi sono stati di 1.119.000, in aumento rispetto al 1.110.000 dell’anno prima. Il ricarico medio effettuato sulla merce è stato del 25%, percentuale molto ridotta che comunque consente un attivo di bilancio e un grande vantaggio per i soci acquirenti. Il ricarico comprende gli sconti, in particolare quello del 20% applicato ai soci che prenotano e comprano la merce in pacchi interi. In aumento il costo del personale che passa da 133 mila a 141 mila euro. I nuovi soci nel 2017 sono stati 55, arrivando a un numero complessivo che ormai sfiora i 1.300 soci.

Il negozio specializzato in prodotti biologici, fino a pochi anni fa senza “rivali”, risente della concorrenza del “bio” venduto dalla grande distribuzione e dalle Famiglie cooperative. Questa la spiegazione – secondo il presidente Vigilio Pinamonti - della leggera flessione delle vendite, nonostante il settore del biologico sia in grande crescita. «Infatti, quello del biologico italiano è oramai un mercato da cinque miliardi di euro, due dei quali garantiti dall'export, corrispondente al 5% del totale delle esportazioni agroalimentari, che ha fatto registrare nel 2016 una progressione record, con un incremento di superficie coltivata di quasi 1,8 milioni di ettari, con 72.000 operatori, che crescono del 20,3% rispetto al 2015, quando lo sviluppo sul 2014 era stato "solo" dell'8,2 e del 7,5%. Oggi le aree coltivate a biologico valgono il 14,5% della superficie agricola totale italiana, con la produzione di agrumi al 28%, i fruttiferi al 18% e le ortive al 17%, con una superficie convertita al biologico di oltre 300 mila ettari. Un fenomeno che ha interessato anche il Trentino e la Valle di Non, con sempre più vigneti e frutteti convertiti al biologico. Nonostante la produzione in crescita, in Europa il biologico non riesce a coprire la domanda, che comunque viene in grande parte servita. Quest’ultimo aspetto mette in evidenza possibili contraffazioni, come ogni tanto vengono scoperte e per la verità la maggior parte poste in atto in paesi esteri».

«C’è dunque bio e bio, e di questo la Minela è consapevole e da sempre molto attenta alla provenienza dei prodotti bio venduti ai soci» - sottolinea Pinamonti. I fornitori de La Minela restano in gran parte quelli tradizionali, dediti al biologico oramai da molti anni. Molti anche i produttori locali coinvolti e i più facili da controllare. Infatti, i controlli seri sono alla base di un biologico serio, che non può fermarsi solo alla mera certificazione». L’appuntamento è per l’anno prossimo, dove verrà festeggiato il trentesimo della nascita della cooperativa, trent’anni al servizio del biologico e dei suoi soci, fedeli avventori. (g.e.)















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