IL CASO

Merano, «Migranti con i cellulari da 800 euro»: è bufera sul consigliere leghista

Il post su Facebook. Sergio Armanini condivide un racconto sarcastico sulle migrazioni. Il vicesindaco Rossi: «Vada nel Cas alla stazione o a Casa Arnica a vedere piaghe e telefonini»


Sara Martinello


MERANO. “Partono da casa perché c’è una qualche guerra che conoscono solo loro, attraversano il deserto senza nulla appresso, arrivano in Libia dove vengono tutti catturati dai cattivi libici che li rinchiudono nei loro lager e li torturano per anni”. Sono solo le prime righe di un post condiviso dal consigliere comunale della Lega Sergio Armanini su Facebook (nella foto con il leader lel Carroccio, Matteo Salvini). Condiviso senza un commento, facendo supporre l’adesione del consigliere leghista al racconto contenuto nel post.

Ci sono gli “smartphone da 800 euro”, “quei 1500-2000 euro che gli esperti del PD dicono siano il prezzo da pagare agli scafisti”, “i razzisti e i fascisti che non li vogliono mantenere”, incatenati a una narrazione condita dagli elementi stilistici dell’ironia e da un lessico popolare. Lo sconcerto viaggia veloce, nel web e tra le stanze del municipio. Tanto che il vicesindaco e assessore alle politiche migratorie Andrea Rossi (Verdi) invita Armanini a visitare Casa Arnica o il Cas della stazione «per farsi mostrare le piaghe e i telefonini, a farsi raccontare le storie di chi ha vissuto anni di sofferenze».

La contestazione.

Nel suo ultimo libro, “Istruzioni per diventare fascisti”, Michela Murgia spiega come sul web sia difficile contestare con un commento affermazioni violente nei confronti dell’umanità o di una sua parte, che siano le donne o i migranti. Perché per un commentatore “buonista” arriva il linciaggio a opera di altri cento utenti. Eppure sotto il post di Armanini, almeno ieri, di commenti sdegnati ce n’erano. Segno che il dibattito parlamentare sulla crisi ha sedato i toni più brutali, gli stessi che sono stati contestati alla Lega martedì scorso quando la si è esplicitamente accusata di aver creato un clima d’odio, con l’assunzione di una deriva razzista e xenofoba da parte di alcuni esponenti? «Le posizioni politiche e le interpretazioni del mondo sono libere», chiarisce il vicesindaco Rossi. «Ma che si chiudano gli occhi mi dispiace e mi sembra pericoloso. Qualsiasi persona che ricopra un ruolo istituzionale, se vede un problema, dovrebbe gestirlo, e non mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi e fingere che il problema non esista».

Duemila euro in tasca.

Quando dice “problema” Rossi intende le guerre nel mondo, anche quelle per bande, nella clandestinità, che alle nostre orecchie non arrivano. Ma pure le emergenze climatiche ed economiche che causano carestie e fame. L’ultimo esempio, l’Amazzonia che brucia. «Qualcuno finge che questi esodi durino poche settimane, quando invece sono mesi, anni, costellati di sofferenze. E quei 2 mila euro con cui pagare gli scafisti sono conquistati col sangue, lavorando come schiavi nei campi di detenzione. Un lavoro spesso contabilizzato con prestazioni sessuali al limite della tortura».

Risalire la china.

Il consiglio che Rossi rivolge a chiunque creda alla banalizzazione di storie di torture e di violenze è di fare conoscenza con chi ha sulle spalle una storia di migrazione: «Andate al Cas della stazione, o a trovare le ospiti di Casa Arnica, o sul retro della pizzeria Principe quando il turno finisce, o dal tuttofare dell’Apfelhotel in val Passiria. Io ci sono stato. Fatevi mostrare le piaghe sui corpi, guardate i telefonini. Non certo apparecchi da 800 euro, ma solo mezzi per chiamare i familiari sparsi tra l’Europa, l’Asia, l’Africa, nella diaspora delle migrazioni. Le storie di queste persone ci raccontano di un equilibrio del mondo che non è più sostenibile, di emergenze ancora oggi affrontate senza strumenti, di un futuro nero. Credo che anche nel piccolo della nostra città un amministratore dovrebbe averne coscienza e rendersi conto che stiamo mettendo a rischio il destino dell’umanità. Il pianeta sopravvivrà, gli uomini e le donne no, se continuiamo così. Dimenticare che siamo fratelli e costruire gerarchie significa accelerare l’arrivo al punto di non ritorno». A questo punto, acquisita consapevolezza, le strade sono due. «La prima è l’unione, il fare rete. La seconda, che poi è quella propugnata dai movimenti sovranisti, è l’“ognuno salva se stesso o il proprio piccolo gruppo”. Questa strategia non è più praticabile, però, perché affretta la fine dell’umanità. E intanto aumentano cattiveria, risentimento e odio».

Dal nemico alla gestione.

Nel suo post, Armanini individua nel Partito Democratico il nemico. Niente di nuovo, il Pd è un riferimento nazionale. Rossi, che è dei Verdi, spiega come in realtà i nemici della Lega siano molti di più. «Parliamo di gran parte del mondo cattolico, del mondo laico a sinistra del Pd, delle associazioni, di migliaia di realtà che stanno in piedi grazie a decine di migliaia di volontari che per gestire i problemi ascoltano i bisogni e le riflessioni di tutti, raggiungendo decisioni condivise. Altrimenti diventa decisionismo e ignoranza, nel senso che si ignora la realtà delle cose. Come gli struzzi».

 













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