LA VISITA

Marco di Rovereto: il vescovo di Trento in visita al campo profughi

Monsignor Lauro Tisi: "Situazione di emergenza. La Diocesi metterà a disposizione altri 22 posti"



ROVERETO. Emergenza profughi, il vescovo di Trento parte dalla Diocesi e mette subito a disposizione 22 posti grazie anche al sostegno delle parrocchie.

L'annuncio in mattinata durante la visita al campo profughi di Marco di Rovereto, insieme all'assessore Zeni.

L'arcivescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi, ha osservato bene le condizioni di vita dei profughi  nei conteiner ed ha detto " la situazione è difficile, complessa".  Il campo ospita 237 richiedenti asilo che da mesi manifestano la propria insoddisfazione, per una vita precaria dentro questi spazi e per le lungaggini dei processi verso il riconoscimento dello status di richiedente asilo. 

"Servono soluzioni - ha detto ancora Tisi - Noi metteremo a disposizione subito 22 posti, ma se ne aggiungeranno altri".

Da qui l'appello alle comunità perchè, ha proseguito il vescovo di Trento, "così non va".  Ognuno si deve chiedere che cosa può fare, questo il messaggio del vescovo che si è levato dal campo profughi di Rovereto. Ognuno "a partire da me". (foto Zotta)

Zeni: "Sì, qualcosa cambierà Ma il problema è l’attesa"

Il campo profughi di Marco di Rovereto scoppia. E la maggior parte dei Comuni trentini (111 su 177) non fa nulla: non mette a disposizione neppure un posto. Il campo di Marco si regge su 14 container dove sono stipati 237 richiedenti asilo. In qualche container sono in 14: è come stare in gabbia. E molti di loro sono in queste condizioni da un anno e mezzo o addirittura da due anni. L’assessore provinciale Luca Zeni sa che la situazione non è semplice. Ma cerca di spiegare che qui, in Trentino, si sta facendo tanto. 

L'intervista di Paolo Mantovan

Zeni, il Trentino non sa più essere un modello, un esempio di solidarietà.

No, al contrario. Questa è un’emergenza nazionale degli ultimi due anni e vede situazioni veramente critiche in altre regioni. Qui stiamo gestendo bene la situazione, con qualche aspetto problematico che va superato.

Al campo di Marco ci siamo stati: l’abbiamo visto. Essenziali ma buoni i servizi cucina e l’area attività formativa, pessima la situazione dei container.

Aspetti, vorrei ricordare che su circa 1650 richiedenti asilo poco più di 1000 si trovano in appartamenti. Quindi quasi due terzi dei profughi in attesa di pronuncia della Commissione si trovano in situazioni ottime, integrate nelle comunità trentine.

Il processo però si è fermato. I Comuni dopo un iniziale menefreghismo, si sono mossi e poi, più recentemente, sono tornati a dormire, cavalcando l’onda generale anti-migranti.

Che il processo di accoglienza nei Comuni si sia fermato è parzialmente vero. C’è comunque un aumento costante di situazioni nuove per il progetto di accoglienza diffusa sul territorio. Va detto che fino a luglio c’è stato invece un incremento costante di arrivi di migranti e una frenata sulle uscite. Ecco perché ora a Marco abbiamo tanti ospiti.

Comunque dai Comuni pochissimi aiuti.

Sì, da alcuni Comuni poco. Però in due anni siamo riusciti a trovare 200 appartamenti. E il maggior numero di offerte arriva proprio dagli stessi Comuni che già ospitano dei profughi, perché è la chiara dimostrazione che se metto 5-10 profughi in una comunità subito dopo i muri cadono, tutti capiscono che è possibile. E i privati si fanno avanti.

Ma ci sono valli che non fanno nulla o quasi. Paganella ZERO. Fassa 12 e Fiemme 10: praticamente nulli.

Sì, qualche zona fa fatica. Però la Val di Fassa, che aveva mostrato grandi difficoltà inizialmente, ora ha iniziato a reagire bene. Ma non me la sento di scaricare tutto sui Comuni. C’è chi sta facendo delle belle cose.

Ma intanto si saturano la residenza Fersina e il campo di Marco. E qui, a Marco, le condizioni sono più che pessime.

Dovevano essere centri di prima accoglienza si sono trasformati in luoghi di residenzialità. Gli standard per l’emergenza sono seguiti...

Però l’emergenza non può durare due anni...

Il problema principale è proprio questo: guardi che ora i tempi di risposta della Commissione che esamina le richieste di asilo si sono allungati, siamo addirittura arrivati a tre anni; e poi ci sono i ricorsi...

Ma qualcosa si può fare, no? Un boiler più grosso per permettere docce calde per tutti, qualche lavatrice anziché far lavare tutto con acqua fredda nei secchi...

Sì, certo. Abbiamo programmato già degli interventi e ora, viste le sollecitazioni, cercheremo di ridurre ulteriormente i tempi. Una parte lavanderia la creeremo presto.

Ma là dentro sono troppi.

E anche su questo interverremo in fretta, visto che ora gli arrivi sono diminuiti. Stiamo lavorando per alleggerire il numero delle presenze nei container. Però, vi assicuro, i migranti presenti nel campo sono più preoccupati e in ansia per l’attesa e per il loro futuro che per il posto letto.

Nessuno dice di metterli in un hotel, ci mancherebbe. Stiamo parlando di 0,7 metri quadri di spazio a testa oltre il letto, dentro un container dove stanno in 14, sotto un tendone dal quale piove condensa...

Ridurremo i numeri. Ma alcuni di loro hanno scartato l’ipotesi di trasferirsi alla residenza Fersina: preferiscono restare a Marco. 

 

 

 

 

 

 













Scuola & Ricerca

In primo piano