Il “sogno” dei fratelli Dallabetta

LAVIS . «Otto anni sono un pezzo di vita, non una cosa da poco: il nostro è stato un travaglio dolorosissimo», dice Mauro Dallabetta. La storia assurda del bicigrill di via lungo Avisio inizia nel...



LAVIS . «Otto anni sono un pezzo di vita, non una cosa da poco: il nostro è stato un travaglio dolorosissimo», dice Mauro Dallabetta. La storia assurda del bicigrill di via lungo Avisio inizia nel 2010 come un sogno. È l’idea di una famiglia, disposta a sacrificare parte della loro campagna pur di costruirlo. Perché in fondo la zona è perfetta: è lungo il torrente, all’incrocio fra la zona industriale e la ciclabile che porta in Rotaliana. Questa è la via di transito obbligata per chi, provenendo in bici da nord, vuole attraversare l’Avisio e raggiungere l’altra pista ciclabile, quella che va a Trento. Secondo i dati parziali della Provincia, nel 2018 sono passate da qui quasi 155 mila persone, fra ciclisti e pedoni. Ogni anno i soli ciclisti sono in media fra i 100 e i 110 mila: maggio è il mese con il più alto numero di passaggi, perché è il periodo preferito dai turisti tedeschi. Oggi non esiste una struttura ricettiva in zona: il bicigrill più vicino è a Cadino, altrimenti bisogna uscire dalle ciclabili ed entrare in paese. I due fratelli Dallabetta – oltre a Mauro c’è anche Giorgio – speravano con il bicigrill di inventarsi un’occupazione e far fronte così alla crisi economica che aveva reso precari i loro lavori. Solo che il sogno è affogato in un mare di burocrazia. Sono serviti otto anni – «un pezzo di vita», appunto – per ottenere le autorizzazioni necessarie: «Quando abbiamo iniziato – dice Mauro – vedevamo il bicigrill già all’orizzonte ed eravamo emozionati. Non ci aspettavamo tutto questo». (d.e.)













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