Al parco del Nadac si gioca anche a cricket 

Calavino, la squadra degli immigrati pakistani che da anni risiedono a Sarche qui si allena per i tornei di Trento e Riva


di Mariano Bosetti


CALAVINO. Il meraviglioso parco di Nadac, un ettaro e mezzo circa di area verde, attrezzata con parco giochi, struttura sportiva polivalente e ampio prato per manifestazioni, è meta frequente per le attività del tempo libero per lo più nei pomeriggi infrasettimanali.

Solitamente la domenica, vuoi per la disputa delle partite dell’Us Calavino nel vicino campo sportivo, vuoi per le scampagnate di famiglia nelle località turistiche di montagna o in riva ai laghi, al Nadac si nota un’insolita e curiosa animazione, che ricorda vagamente il baseball per la disposizione dei giocatori in campo e i lanci di una palla da tennis. Ma si tratta di tutt’altra cosa: atleti forniti di un paio di mazze e di palla da tennis avvolta dallo scotch per aumentare peso e velocità (quella regolamentare è d’osso), che lanciano e cercano d’intercettare. È il cricket, uno sport inventato dagli inglesi, che ha trovato una diffusione di massa nelle ex-colonie asiatiche soprattutto in Pakistan e India.

In effetti si nota subito dall’abbigliamento e dalla lingua che a praticarlo sono degli immigrati pakistani, residenti prevalentemente a Sarche e nei paesi circostanti. Scambiamo volentieri quattro chiacchiere con uno di loro, Muhammad Uzair Mehdi, un giovane di 19 anni che parla perfettamente l’italiano. Abita con i 5 fratelli a Sarche e frequenta con profitto l’Upt di Arco, indirizzo amministrativo, per aiutare – come tiene a sottolineare - il fratello nella gestione di un’attività commerciale. Distraendolo per un po’ dal gioco, il discorso cade inevitabilmente sul loro inserimento in Trentino: traspare sia dalle parole che dall’espressione del volto la soddisfazione di trovarsi a Sarche, una comunità in cui la gente è tranquilla e rispettosa verso i nuovi arrivati; un paese dove non mancano né i servizi, né le occasioni d’integrazione per le molteplici iniziative. Va ricordato che Sarche (paese a sua volta d’immigrazione dalle valli vicine soprattutto nel ‘700 con le famiglie giunte nel Piano Sarca ed ospitate nei grandi “casoni mensali”, per lavorare la terra del “feudo” della Mensa vescovile) ha cominciato a conoscere problemi d’immigrazione a partire dai primi anni ’90 del secolo scorso, raggiungendo negli anni successivi una percentuale extracomunitaria pari al 25% dei residenti e ricalcando per una sorta di strano ricorso storico il fenomeno immigratorio di 2 secoli prima grazie alla disponibilità di abitazioni, date in affitto dall’Istituto Diocesano Sostentamento Clero a seguito della ristrutturazione dei vecchi casoni. Quella pakistana è sicuramente la nazionalità extracomunitaria più rappresentata a Sarche.

Anche il padre di Uzair era arrivato in paese nel 1992, dove aveva intrapreso con dei parenti delle attività commerciali, riuscendo poi a farsi raggiungere dai familiari. Persone intraprendenti, perché Uzair e i suoi fratelli sono riusciti qualche anno fa ad acquistare casa (2 appartamenti a schiera nella zona residenziale a est dell’abitato), guardando con fiducia al futuro.

Tornando al cricket – come sottolinea il nostro interlocutore - il parco di Nadac è il campo di allenamento che permette a Uzair e compagni di prepararsi per i tornei che si tengono a Trento e a Riva, cercando attraverso qualche affermazione di raggranellare i soldi per acquistare in Pakistan (in Italia i costi sono proibitivi) l’attrezzatura (mazze e palline d’osso). Peccato che non si possano effettuare bene le battute – sottolinea con un po’ di rassegnazione - perché ci vorrebbe una piccola piattaforma resistente in modo da calcolare i rimbalzi nel momento della battuta. Ma per il momento si accontentano così in quanto è già una conquista poter utilizzare il prato di Nadac.













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