L'ANALISI

L'Alto Adige ha cambiato volto

Il fortino dell'Svp in mezzo all'uragano. Il commento del direttore Alberto Faustini



Quello uscito nella notte dalle urne altoatesine sembra un fortino. Con la Svp asserragliata, per non dire assediata dal vento del cambiamento.

L’autosufficienza, per il partito di raccolta altoatesino, è un ricordo lontano. E un ricordo sono anche i 17 consiglieri, che con una semplice stampella italiana hanno garantito anche negli ultimi anni una maggioranza stabile.

Sgretolati gli equilibri che hanno retto per decenni: l’alleanza tra Svp e centrosinistra - che in edizioni e sfumature diverse è al governo da sempre - ha finito la benzina. E l’uragano che s’è alzato ieri in Alto Adige (un anticipo di ciò che succederà oggi in Trentino?) ha fatto tremare tutti. Nel mondo italiano (ma non solo), con una Lega col vento in poppa. E nel mondo tedesco (ma non solo), con un Team Köllensperger travolgente. La prima, trascinata da un Salvini che ha scommesso tantissimo su questa terra, ha praticamente mangiato in un sol boccone l’intero centrodestra e travolto gli altri partiti italiani. Il secondo - vera grande sorpresa del voto di ieri - ha pescato voti in modo a dir poco trasversale: dal Movimento5stelle (del quale era consigliere provinciale, in Alto Adige, fino a poco tempo fa) alla destra tedesca, passando per ambientalisti e frammenti italiani. 

La Svp batte in testa, con un calo di voti consistente, calo che “colpisce” pesantemente anche il Landeshauptmann: Kompatscher resta il re delle preferenze, ma ha perso per strada molti (troppi?) voti ed è facile immaginare che già oggi qualcuno cercherà di processarlo.

A dare le carte e a decidere chi si siederà al tavolo della giunta sarà comunque lui. Due - almeno a tarda notte, ad urne ancora fumanti - le soluzioni possibili: imbarcare la super Lega - come chiede a gran voce la maggioranza degli elettori italiani e come mezza Svp auspica, per costruire un solido ponte con Roma - o lavorare a una maggioranza di fantasia: con il fedele (anche troppo) Pd e altri alleati fino a ieri invisi, come i Verdi e Köllensperger? Scelta non scontata. Che in parte è legata anche a ciò che uscirà fra poche ore dalle urne trentine. Se la Lega esploderà anche in Trentino, come si immagina e come il voto altoatesino fa pensare, non sarà facile ignorare ad esempio la necessità d’avere una maggioranza stabile anche in Regione. Impensabile, insomma, escludere un dialogo con il probabile presidente trentino Maurizio Fugatti.

La rivoluzione, in Alto Adige, è già cominciata. Con vincitori chiari e sconfitti palesi. Certo, la presenza di un partito forte come la Svp rende meno evidente lo smottamento, ma ciò che è accaduto ieri non ha precedenti. Il vento berlusconiano del 1994, infatti, non ebbe un tale effetto sulle due Province. Tanto che l’Alto Adige e il Trentino proseguirono con alleanze tradizionali (se viste da qui) e insieme anomale (se viste da Roma). Questa volta l’isola, in Alto Adige, ha retto l’urto solo in minima parte. Ed è fin troppo facile immaginare che dal Trentino non uscirà un messaggio diverso. In linea con il forte desiderio di cambiamento che abbiamo già visto il 4 marzo.

Mentre i vincitori, a Bolzano, festeggiano, i vinti dovranno farsi qualche domanda. È vero: gli italiani (anche nella vicina provincia di Bolzano) cambiano idea in fretta. E, come ho già scritto citando Flaiano, amano accorrere in soccorso dei vincitori. Ma il Pd, a Bolzano, non ha saputo proporsi (che è concetto ben diverso dall’imporsi) se non come una fragile stampella della Svp. E non ha saputo rinnovarsi davvero, assecondando almeno in parte l’evidente voglia di nuovo che da tempo caratterizza il Paese.

Ma ora prepariamoci a vedere ciò che succederà in Trentino. L’aria, per non dire l’uragano, ha già un volto ben definito. E mentre Bolzano cercherà faticosamente di costruire un maggioranza, Trento - in virtù di una legge elettorale diversa - questa sera avrà già un presidente eletto dal popolo. Questione di ore, ormai.













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