Mappa rischi geologici la Val del Chiese non ci sta 

Dalla Provincia vincoli ai Prg fino al no all’edificabilità, ma i Comuni invieranno domani osservazioni «per non penalizzare popolazione e attività produttive»


di Stefano Marini


VALLE DEL CHIESE. Il 19 maggio scorso la giunta provinciale ha approvato la Carta della pericolosità e la Carta di sintesi della pericolosità. Si tratta di documenti validi per tutto il Trentino che indicano dettagliatamente i rischi che interessano il territorio, siano essi dovuti a franosità, potenziale sismico, rischio di alluvioni, esondazioni e via elencando. I documenti non sono ancora esecutivi perché la Provincia ha più volte prorogato i termini per proporre osservazioni e modifiche al piano, ma la scadenza definitiva dovrebbe cadere martedì prossimo 22 novembre. La Carta della pericolosità vuole tutelare le persone dai rischi cui possono andare incontro, ma come è ovvio impatta i Prg dei Comuni, vincolandoli a criteri che limitano e in certi casi negano l’edificabilità. Per questo tutti i Comuni della Valle del Chiese, tramite Esco Bim, hanno incaricato il geologo Mirko Demozzi di redigere osservazioni che chiariscano bene il reale grado di pericolosità di ciascuna area, valutazioni che saranno trasmesse lunedì alla Provincia.

Che cosa voglia dire in pratica tutto questo, lo spiegano il sindaco di Storo Luca Turinelli e il vicesindaco di Borgo Chiese Fabio Bodio: «Il Comune ha fatto numerose osservazioni - spiega Turinelli - fra cui la più significativa riguarda il centro storico. Stando alle valutazioni provinciali esso risulterebbe in zona soggetta a pericolo potenziale idrogeologico per la presenza dei rii Proes e San Lorenzo. Noi riteniamo che tali rischi siano stati mitigati nel tempo grazie a interventi dei Bacini montani. Questi accorgimenti evitano che il centro storico vada calcolato a rischio potenziale. Se fosse confermato chiunque volesse fare interventi edilizi dovrebbe aggiungere al normale permesso a costruire anche una relazione geologica, accollandosene il costo: è questo che vogliamo evitare». «La logica che ci anima - dice Bodio - punta a far convivere le esigenze della popolazione di vivere il territorio con una giusta aspettativa di sicurezza. Va bene la prevenzione ma non automaticamente su tutto, sennò dovremmo trasferirci tutti a Trento. A nord di Condino sono stati fatti grossi investimenti per mettere sotto controllo il torrente Giulis eppure per la Provincia la zona è a rischio potenziale. Non dico aprire all’abitabilità, ma almeno che non si penalizzino le attività produttive presenti».

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