Il comitato “tassa ingiusta” chiede più forza in Apt 

Val Rendena, i proprietari di alloggi attendono un incontro per «capire cosa sta cambiando». Mancina: «Ragionamento più ampio con i territori confinanti»


di Walter Facchinelli


VAL RENDENA. Il Comitato “No tassa ingiusta” si è recentemente riunito a Pinzolo per «prendere atto, ha spiegato il suo portavoce Luciano Imperadori, che nel 2018 la tassa sugli alloggi affittati a uso turistico ritorna a 25 euro a posto letto all’anno, come per il resto del Trentino». Dalla riunione è emersa chiara la volontà, votata all’unanimità di «chiedere un incontro in Apt per capire cosa sta cambiando», di «studiare, anche in collegamento con altre realtà, la nascita di una piccola Associazione che possa confrontarsi con Apt e sindaci» e la «richiesta di tornare a far pagare la tassa all’ospite». Ai presenti è restato l’amaro in bocca, per l’assenza del presidente Apt Alimonta e i sindaci della valle, «invitati con largo anticipo». A rappresentare il presidente Butterini e il sindaco di Pinzolo c’era Roberto Failoni, assessore in Comunità delle Giudicarie.

Il secondo motivo di rammarico l’ha spiegato lo stesso Imperadori: «Malgrado siamo stati ben due volte in Seconda Commissione del Consiglio provinciale a Trento, in sede di votazione tutti i consiglieri di maggioranza hanno votato compatti “contro la modifica della Tassazione”. I consiglieri di minoranza, che volevano abolirla già dal 2017, non hanno avuto i numeri sufficienti per far prevale questo orientamento». Luciano Imperadori ha aggiunto: «La maggioranza consiliare ci ha detto che una tassa non poteva essere cambiata in corso d’anno».

Il Comitato “No tassa ingiusta” è in contatto con l’associazione “Affittappartamenti” della Val di Fassa, presieduta da Cristina Donei: «Insieme punteremo a far pagare la tassa all’ospite». Luciano Imperadori ha chiosato: «Informazioni avute ci dicono che il risultato ottenuto non è stato facile. La Comunità di Valle è stata disponibile, ma nel Cda dell’Apt c’erano delle contrarietà a riportare l’imposta a 25 euro a posto letto all’anno», l’accordo si è raggiunto solo con l’impegno dei sindaci a coprire la somma mancante. «Per il 2018 siamo a posto, ma chi ci dice che nel 2019 si torna a 50 euro?» Una critica è andata al rappresentante in Apt del comparto Affitta Appartamenti: «Non ci rappresenta sufficientemente, è opportuno che in futuro siamo più rappresentati». Ultimo tasto dolente: «Gli iscritti al Cat sono una minoranza, il 20-25% dei potenziali affitta appartamenti, se tornassimo alla vera tassa di soggiorno pagata dall’ospite sarebbero molti di più». Roberto Failoni, che ha preso a cuore il problema: «Noi seguiamo quello che dice il territorio. Forse il rappresentante in Apt del comparto affitta appartamenti non rappresenta tutti. Vi invito di far nascere un’associazione e avere un vostro rappresentante in Apt, conoscerete le decisioni che vi riguardano». Infine ha detto: «Mi impegno a parlarne coi sindaci a breve».

La serata ha evidenziato un malumore tutt’altro che strisciante. «Non è possibile che i sindaci non sappiano chi ha appartamenti ad uso turistico, i consumi di acqua, le tasse di fognature e Imis sono indicatori chiari. Non prendete in giro le persone!» E ancora: «Questa è una tassa sull’intenzione. Il Cat è nato a fini statistici, non per far pagare le tasse di soggiorno». Al termine della discussione Mauro Mancina ha detto: «Dobbiamo fare un ragionamento più ampio fuori dai nostri confini, dobbiamo migliorare la nostra organizzazione con una maggior partecipazione del settore extra alberghiero. Dobbiamo incontrare i sindaci per una corretta imposizione, dobbiamo avere una maggiore presenza del nostro comparto in Apt, siamo un settore importante e numericamente forte. Alle nostre riunioni il rappresentante in Apt non si è mai visto, insieme agli altri soggetti del campo turistico dobbiamo fare la giusta pressione affinché la tassa di soggiorno sia pagata dall’ospite e non sia una patrimoniale. Dobbiamo sensibilizzare la nostra gente richiamandone l’attenzione e, insieme alla realtà trentina modificare la legge provinciale».













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