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Il caso della cascata d’Ampola finisce in consiglio provinciale

STORO. La questione della cascata della Val d'Ampola, che pareva ormai chiusa, si riapre in consiglio provinciale a Trento. A portarcela un'interrogazione del Movimento 5 Stelle che chiede di...



STORO. La questione della cascata della Val d'Ampola, che pareva ormai chiusa, si riapre in consiglio provinciale a Trento. A portarcela un'interrogazione del Movimento 5 Stelle che chiede di vederci chiaro sul progetto di sviluppo turistico dell'area come prefigurato dall'ex sindaco di Storo Settimo Scaglia e alla Provincia di istituire un tavolo di trattativa capace di mediare fra l'interesse collettivo e quello dei proprietari dei terreni.

L'"affaire" della cascata d'Ampola, che tanto aveva fatto discutere all'inizio di giugno, si era concluso con la decisione del proprietario dei terreni circostanti la cateratta, l'ex sindaco Settimo Scaglia appunto, di riposizionare i cartelli che segnalano l'ingresso all'interno di una proprietà privata più vicini alla strada provinciale, in modo da rendere palese come non sia in essere alcuna preclusione d'accesso al punto panoramico. Tutto chiuso? A quanto pare no. Oltre alla questione della supposta chiusura dell'accesso ce n'era un'altra. Parlando al Trentino, Settimo Scaglia e sua moglie, l'architetto Valentina Grassi, avevano specificato di avere in essere un progetto di riqualificazione e sviluppo a fini turistici dell'area di loro proprietà.

In un'interrogazione del 10 luglio scorso il consigliere Degasperi ha rivolto una serie di domande al presidente della Provincia Ugo Rossi. Il consigliere pentastellato chiede di sapere se il presidente sia informato di quanto avvenuto nei dintorni del forte d'Ampola e della retrostante cascata a giugno, se sulla questione si sia espresso il Servizio Bacini Montani ed eventualmente in quali termini, se il Presidente "sia a conoscenza di progetti di sviluppo della zona per fini turistici e di iniziative per assicurare il decoro e la tutela ambientale dell'area" e infine, "considerata l'alta valenza ambientale e collettiva della zona, se non ritenga opportuno attivare da parte della Provincia, nella fattispecie il Servizio Bacini Montani, una regia in grado di istituire un tavolo di trattativa tra le parti coinvolte per dirimere e/o prevenire l'insorgere di ulteriori e spiacevoli controversie". (s.m.)













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