«Cmf Darzo e Lodrone, sollievo per la sentenza»  

Il presidente Marini racconta 6 mesi di tribolazioni in attesa del giudizio  «Amarezza per quanto sopportato, a pesare il sospetto nei nostri confronti»


di Stefano Marini


DARZO. Per Narciso Marini, presidente del Cmf di Darzo e Lodrone, gli ultimi 6 mesi non sono stati certo un periodo facile. Nell'autunno scorso la Provincia di Trento aveva chiesto indietro al suo consorzio quasi un milione di euro di contributo erogato anni prima per l'edificazione di un ponte sul fiume Chiese. Una richiesta rigettata l'altro ieri con la sentenza del Tar di Trento che ha anche escluso che Narciso Marini abbia agito con dolo.

La struttura del ponte sul Chiese incide completamente sul comune catastale di Storo, cioè fuori dal perimetro d'azione del Cmf di Darzo e Lodrone, e questo, abbinato ad un'autocertificazione firmata da Marini nel 2010, aveva fatto sì che prima la Corte dei Conti e di conseguenza i funzionari provinciali, chiedessero indietro il contributo da quasi un milione di euro concesso al Consorzio di Miglioramento Fondiario, con l'accusa di aver prodotto una dichiarazione falsa. Il Tar ha però ritenuto che l'opera nel suo complesso interessi e benefici anche particelle in comune catastale Darzo e soprattutto ha messo nero su bianco che la dichiarazione di Marini, ancorché erronea, è da ritenersi effettuata in buona fede perché di fatto tutte le pratiche erano state affidate al Comune di Storo e non al Cmf stesso.

«Si tratta di un successo della comunità - afferma Marini - ci sono sollievo e soddisfazione, ma certo resta l'amarezza per quanto io e il mio consiglio abbiamo dovuto sopportare in questi mesi. A pesare era soprattutto il sospetto gettato nei nostri confronti. A livello personale io mi sentivo sicuro di essere nel giusto, ma un po' di timore c'era, perché quando ci sono di mezzo giudici e tribunali spesso non si sa cosa possa succedere. Le cose invece sono andate secondo giustizia e non posso che ringraziare l'avvocato Laura Tardivo, il mio consiglio e tutte le persone che ci hanno aiutati, anche finanziariamente per pagare le spese dell'avvocato».

È stato messo un punto fermo importante, ma i problemi non sono però ancora finiti: «C'è sempre aperta la questione dei 37 mila euro di debito per gli interessi passivi generati dall'opera che avrebbero dovuto essere pagati dal Bim del Chiese - ricorda Marini - la soluzione per racimolarli speriamo sia la realizzazione di un riordino fondiario delle campagne di Darzo col beneplacito della Provincia. In tal modo il Cmf potrebbe accorpare i terreni di sua proprietà ora sparsi per la campagna e rivenderli a buon prezzo, magari all'Asuc o al Comune di Storo».

Sentimenti cui fa eco anche il primo cittadino di Storo, Luca Turinelli, che dichiara: «In questa vicenda noi abbiamo sempre creduto e sostenuto la giustezza delle ragioni del Cmf e mi fa piacere che il Tar abbia condiviso questa posizione accertando la regolarità del operato del Consorzio, in tal modo fra l'altro evitando strascichi monetari impensabili sui censiti stessi».

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