A Borgo Chiese oggi l’addio al pensionato Livio Bianchini

Borgo chiese. La salma di Livio Bianchini dalle 13 di oggi sarà trasferita dalla casa di riposo di Strada a Condino, dove alle 15 in arcipretale il reverendo arciprete don Vincenzo Lupoli e il suo...



Borgo chiese. La salma di Livio Bianchini dalle 13 di oggi sarà trasferita dalla casa di riposo di Strada a Condino, dove alle 15 in arcipretale il reverendo arciprete don Vincenzo Lupoli e il suo assistente don Michele Canestrini terranno la funzione funebre. «Direi che Livio, pur non avendo famigliari diretti, ma il solo rimasto è ora il fratello Silvestro e il nipote Nicola, lascia un buon ricordo alla sua gente. Semplice, umile che amava tanto camminare ma che purtroppo adesso ci ha lasciati» dice lo stesso sacerdote. Effettivamente era un buon camminatore e spesso faceva tappa al Bici Grill al Bersaglio dove dopo un caffè alla staffa riprendeva il cammino verso Storo e viceversa. Su ora e cause del decesso gli stessi investigatori (carabinieri e corpo di polizia locale) non sembrano proprio avere dubbi. Il fatto risale a mercoledì mattina, e dagli accertamenti cadaverici espletati prima da parte del suo medico curante e poi dal collega dell’Asl le conclusioni sono le stesse: cause accidentali e decesso dovuto a soffocamento.

Il rinvenimento – dopo che un camionista verso le 7 aveva rimosso l'auto per transitare dal ponte dove era stata malamente posizionata - è avvenuto molto più tardi (10.30), allorquando i soccorsi erano stati allertati. Negli anni 50 quell'area era conosciuta come “L’Isola degli Azzuri”, dove nell'immediato dopoguerra la Condinese calcio aveva il proprio campo di gioco. Era un vero e proprio isolotto, raggiungibile mediante passerella a corde priva spogliatoi. Il cambio di abiti, tempo permettendo, avveniva in tutta fretta al riparo di frasche. Erano i tempi di Beppino Pellizzari, Mario Mascheri, Silvio Belli, le famiglie Ciali e Poletti, Gianni Doro, Franco e Giuseppe Butterini, Armando Gualdi e Mauro Tolettini.

La famiglia Bianchini, già ai tempi di papà Luigi e di mamma Rosina, era nota per umiltà e sacrifici. Già negli anni 50 la famiglia dei Siari (“Scotun”) era compatta e la casa di Via Aquaiolo è la stessa di oggi. Il papà era anche confratello, aveva i buoi e lavorava sodo per far crescere i quattro figli (Pierino, Giulio, Silvestro e Livio), mentre la moglie Rosina doveva fare i conti ogni giorno con la spesa. A.P.













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