ELEZIONI - IL RIEPILOGO

Fugatti chiude col 46,73%: potrà governare da solo. Desolazione Pd, orgoglio Rossi

Il leader leghista, candidato presidente da 9 partiti, stravince la corsa alla presidenza. Tonini al 25,40%, Rossi al 12,42%, Filippo Degasperi al 7,10%. Qui i nomi dei consiglieri e le percentuali delle liste 

IL VINCITORE: "Ricevuto un forte mandato popolare"

LO SPOGLIO - I dati definitivi dalla Provincia

IL DATO - L'affluenza al voto: crescita dell'1,23% rispetto a cinque anni fa


di Luca Marognoli


TRENTO. Un plebiscito per Maurizio Fugatti. L'onda salviniana - complice le esili barriere contrapposte da un centrosinistra frammentato e autolesionista - travolge dunque anche il Trentino. E lo fa con la violenza di uno tsunami. Chi si era illuso che il 4 marzo non avesse segnato un punto di non ritorno si è dovuto ricredere. Quasi un trentino su due ha votato per i nove partiti che sostenevano il nuovo presidente in pectore della Provincia. Il Trentino si tinge di verde, distinguendosi però da Roma: il giallo pentastellato che riluce nel resto d'Italia, infatti, sopra il confine di Borghetto diventa assai sbiadito.

E mentre si alza l'inno ("prima i trentini") di un Carroccio che conquista anche il capoluogo dopo decenni di incontrastata e schiacciante supremazia dei Dem, nella mestizia avvilente che si respira in campo avversario, solo il governatore uscente, Ugo Rossi, può accennare a un sorriso (amaro). Un sorriso che sa di rivalsa, per la prestazione del suo Patt, andato ben oltre le aspettative, fino a tallonare un Pd ridotto al ruolo di comparsa. Una dimostrazione di come la separazione del centrosinistra dagli autonomisti sia stato uno sventurato harakiri, un favore concesso ad una Lega che non ne aveva bisogno ma che ringrazia e dal voto di ieri esce ancora più forte.

I presidenti. A spoglio concluso, il leader leghista chiude col 46,73%, con 124.590 voti.

Seguono Giorgio Tonini con il 25,40%, Ugo Rossi con il 12,42%, Filippo Degasperi con il 7,10%, Antonella Valer con il 2,66, Mauro Ottobre con l'1,96, Roberto De Laurentis con l'1,51, Paolo Primon con lo 0,89, Ferruccio Chenetti con lo 0,71, Filippo Castaldini con lo 0,47 e Federico Monegaglia con lo 0,13.

Un verdetto delle urne che semplifica molto la situazione anche in vista della formazione del nuovo esecutivo provinciale. Con il premio di maggioranza, il nuovo presidente non sarà costretto a cercare alleanze per governare. 

I partiti. A scrutinio ultimato in tutti e 529 seggi, la Lega raggiunge il 27,09%, doppiando il Pd, insidiato da un Patt più forte di quanto preventivato dagli addetti ai lavori, che distanzia nettamente il Movimento 5 Stelle, relegato al 7,23%.

Se i pentastellati sono la sorpresa in negativo di questa (storica) tornata elettorale, quella in positivo è l'affermazione di Futura 2018. Il neonato partito capitanato da Ghezzi raggiunge il 6,93 in provincia, attestandosi al quinto posto a poca distanza dai 5 Stelle, e ottiene il 23,57 a Trento, dove diventa la terza forza, votata da un cittadino su quattro. 

Ecco il dettaglio: Lega Nord 27,09, Pd 13,93, Patt 12,59, Movimento 5 Stelle 7,23, Futura 2018 6,93, Civica Trentino 4,62, Upt 3,98, Progetto Trentino 3,23,  Autonomisti Popolari 2,99, Forza Italia 2,82, Agire 2,14, Udc 2,08, Autonomia Dinamica 2,01, Tre 1,50, Fratelli d'Italia 1,44, Liberi e Uguali 1,40, Fassa 0,98, Popoli Liberi 0,90, L'Altro Trentino a Sinistra 0,82, Moviment Ladin de Fascia 0,74, Casapound 0,48, Riconquistare l'Italia 0,13.

I consiglieri. Compresi i quattro candidati presidenti eletti Fugatti, Tonini, Rossi e Degasperi, il Carroccio ottiene ben 14 consiglieri, il Pd 5, il Patt 4, Movimento 5 stelle, Futura e Civica Trentina 2, Agire, Forza Italia, Upt, Autonomisti Popolari, Fassa e Pt 1.

Tutti i nomi. Entrano in consiglio Fugatti, Failoni, Bisesti, Paccher, Zanotelli, Cattoi, Job, Segnana, Dalpalù, Ambrosi, Moranduzzo, Rossato, Savoi e Dalzocchio (Lega), Tonina (Pt), Cia (Agire), Gottardi e Borga (Civica Trentina), Guglielmi (Fassa), Kaswalder (Autonomisti Popolari), Leonardi (Forza Italia), Rossi, Dallapiccola, Ossanna e Demagri (Patt), De Godenz (Upt), Ghezzi e Coppola (Futura), Tonini, Olivi, Ferrari, Zeni e Manica (Pd), Degasperi e Marini (M5S). Ma è assai probabile che i parlamentari entrati in consiglio si dimettano lasciando posto ai primi dei non eletti. 













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