«Presto i nostri rifugi  saranno in debito di acqua» 

I problemi del settore. Per Angelo Iellici, vice presidente dell’associazione di categoria, vanno  create delle riserve adeguate. Quanto al “Tonini”, «vecchio e nuovo dovrebbero convivere»


Gilberto Bonani


Fiemme e fassa. «Cari colleghi, siate pronti a fotografare i fiori davanti al vostro rifugio, non tarderanno a spuntare come sempre». Con un messaggio leggero e pieno di fiducia Angelo Iellici, vice presidente dell’associazione Rifugi Trentino invita i soci ad affrontare la nuova stagione con un pizzico di ottimismo. Un augurio per chi ha già aperto e aprirà le porte del proprio esercizio scavando nella neve.

Ci sono problemi nella fase di riapertura dei rifugi?

I custodi della montagna sono gente forte e capace. Non credo che ci saranno incognite per l’accoglienza in quota. Un invito invece per gli escursionisti e alpinisti. Ancora una volta un richiamo a organizzare le escursioni curando in particolar modo l’attrezzatura. Il problema non sta tanto nella neve che blocca l’ingresso del rifugio ma le condizioni del sentiero d’accesso. È opportuno chiedere tutte le informazioni del caso agli uffici turistici o direttamente al custode del rifugio.

Le conseguenze della tempesta Vaia limiterà l’accesso alla montagna?

Per i rifugi in quota il problema non sussiste. Per altri, come il mio, ovviamente si pone il quesito. Nel piano provinciale di apertura dei sentieri comunque la priorità è stata data agli itinerari utilizzati per la monticazione e le strutture in quota. Gli stessi rifugisti si impegneranno, per i tratti di loro competenza, a migliorare la viabilità. Anche qui una raccomandazione rivolta agli escursionisti: programmate l’uscita per tempo raccogliendo le informazioni del caso.

Ultimamente il progetto di ristrutturazione del rifugio Tonini ha sollevato molto dibattito. Cosa ne pensa la vostra associazione?

In questo settore ci sono tre linee di pensiero. La prima consiglia l’abbattimento del vecchio con la ricostruzione completa dell’edificio. Una seconda creare un “falso storico” dando al nuovo edificio l’aspetto della vecchia costruzione. Direi che entrambe trovano poco seguito tra gli aderenti all’associazione Rifugi Trentino. Più quotata l’idea di creare accanto alla vecchia costruzione una nuova secondo linee più attuali. È un controsenso appendere alle pareti un poster delle montagne quando un’ampia vetrata permette una visione diretta delle vette. Comunque per i rifugisti molto più pressante sono le complesse normative che regolano l’adeguamento degli edifici e la risorsa acqua. Con i cambiamenti climatici è un problema ormai emergente che va affrontato con la creazione di riserve adeguate.

E per quanto riguarda i concerti in quota?

Noi rifugisti abbiamo vissuto tutte le fasi della conquista delle vette da parte della musica. Hanno iniziato i cori di montagna, per poi lasciare spazio a chitarra e fisarmonica. Poi è arrivata la musica d’autore dei “Suoni delle Dolomiti” seguiti da vari complessi jazz e blues. Ora si fanno strada i grandi concerti. In generale credo che la nostra categoria non si opponga a un concerto “una tantum” in un luogo sicuro e adatto a tali manifestazioni. Potrebbe essere un modo per portare in montagna i giovani, i grandi assenti delle vette.

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