«Popolo in pericolo se si affida alla finanza» 

Sèn Jan: il monito di monsignor Tisi ieri alla festa di Santa Giuliana, patrona della Val di Fassa


di Valentina Redolfi


SAN GIOVANNI DI FASSA/SÈN JAN. Ieri 16 febbraio a Vigo di Fassa per la festa di Santa Giuliana patrona della Val di Fassa c’era anche il vescovo della Diocesi di Trento, Monsignor Lauro Tisi. Come da tradizione la processione guidata dal Crocifisso e dalla Musega da Vich si è recata fino al Ciajlir, fino al colle sopra il paese di Vigo di Fassa e sul quale è eretto il Santuario di Santa Giuliana, consacrato nel 1452 dal cardinale Nicolò Cusano. La chiesa, la più antica di Fassa, è il luogo più ricco in valle dal punto di vista religioso, storico e culturale. Ad onorare la Santa protettrice di Fassa c’erano anche i Paicenadores da Vich, gli Schützen di Fassa, rappresentanti di numerosi gruppi bandistici e culturali della valle e a livello politico: il sindaco di Sèn Jan Giulio Florian, la senatrice e procuradora Elena Testor, il vicepresidente del Consiglio regionale e consigliere provinciale Luca Guglielmi, il presidente del Consei general del Comune general de Fascia Francesco Pitscheider, la sorastanta della Scuola Ladina di Fassa Mirella Florian e il presidente dell’Union di Ladins de Fascia Fernando Brunel. A fianco al vescovo Tisi sull’altare c’erano il parroco di Sèn Jan don Andrea Malfatti, poi don Mario Bravin, don Erminio Vanzetta, don Luciano Mainini e Padre Alberto Dellagiacoma.

Fin dall’inizio della funzione religiosa in chiesa si è dato gran significato alla sagra della Val di Fassa. Don Andrea infatti ha chiesto a monsignor Tisi la preghiera per la Val di Fassa e in particolar modo per tre cose: per l’unità della valle sotto tutti i punti di vista; per la crescita delle vocazioni in valle e infine per i lavori alla struttura della scuola materna di San Giovanni di proprietà di Santa Giuliana e che inizieranno il prossimo autunno.

Monsignor Tisi durante l’omelia ha parlato con sincerità della situazione attuale del popolo europeo, ad oggi mancante dei valori cristiani ben descritti nel vangelo letto in chiesa. «Un popolo che si affida alla finanza - ha detto monsignor Tisi - è un popolo che è in pericolo. L’Europa è sazia e ha il pane, ma purtroppo non ha ideali. È un’Europa che si blinda, che non ha più domande e che non vede il nuovo. È cieca e al buio. È un popolo che ha perso le lacrime di commozione; e quando manca la commozione, manca il futuro. Non c’è più capacità di condividere e soffrire, di stringersi e far posto agli altri. Si è persa la capacità di far fatica e di fare sacrifici. Il popolo europeo è in pericolo, perché riesce a farsi trascinare da slogan e si fa cambiare facilmente opinione. Ciò che un popolo dovrebbe fare - ha concluso monsignor Tisi - è avere il coraggio di camminare senza vedere e senza paura di soffrire e pensare - come i grandi statisti - al dopodomani. Auguro a voi fassani, che avere una dimensione della fede molto forte ancora, di prendere come riferimento il Vangelo e sentire che è bello fare fatica, è bello piangere per i poveri ed è bello prostrarsi per aiutare gli altri. Il Vangelo è bellezza, è adrenalina, è aria buona, aria di montagna».













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