Ora a Predazzo il museo si trasforma in un bosco 

Nella mostra sulla “Regola feudale” rivive il paesaggio culturale del territorio Fra i tronchi si trovano anche una baita, un carro di fieno e una civetta 


di Francesco Morandini


PREDAZZO. Una serie di colonne tematiche, a simulare un bosco, quello della quasi millenaria Regola Feudale di Predazzo. Così Alessio Periotto ha interpretato il racconto di questa istituzione nella mostra allestita nello spazio espositivo del Museo geologico di Predazzo dal titolo “La Regola feudale di Predazzo gestione del bene comune”, inaugurata nei giorni scorsi alla presenza del responsabile Riccardo Tomasoni, di Rosa Tapia che cura l’attività e del direttore del Muse Michele Lanzinger, oltre al regolano Alberto Felicetti, la sindaca Maria Bosin, il consiglio e numerosi Vicini della Regola, la direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco Marcella Morandini, e il direttore del Museo ladino di Fassa Fabio Chiocchetti.

Una mostra che s’inserisce nel solco tracciato dalle proposte del Museo legate al rapporto uomo/territorio, ha sottolineato Tomasoni. Un’occasione per porre l’accento su una realtà che mira a salvaguardare una montagna da cui trae origine la ragione stessa dell’esistenza del Museo. Dai tronchi tematici sparsi nella sala sbucano alcuni elementi del territorio e della storia regoliera: una baita, un carro di fieno, anche una civetta. Su alcuni monitor è possibile seguire gli interventi dei consulenti della Regola, ma anche di Annibale Salsa, Rodolfo Taiani e Italo Giordani.

Rosa Tapia ha comunque ricordato lo scopo divulgativo e non scientifico della mostra che si articola in tre capitoli: le origini, i documenti e la Regola oggi. Ma anche quella che sarà la Regola del futuro, ha ammonito il regolano Alberto Felicetti, che ha voluto ricordare lo scomparso Arturo Boninsegna, autore di una buona parte dei testi del libro pubblicato nel 2016 che ha ispirato l’esposizione, e Riccardo Demartin, per le stupende fotografie. Il legame fra Regola e Museo ha origine anche dalla prima collezione che, a fine Ottocento, è stata ospitata proprio nel magazzino della Regola.

Per la sindaca Maria Bosin l’esposizione conferma l’istituzione come museo della comunità, mentre Michele Lanzinger ha ammesso che «noi impariamo molto da questa esperienza del museo geologico». Il tema è quello del paesaggio culturale – ha sottolineato –luogo di rappresentazione del rapporto uomo/natura, di dialogo – nella fattispecie – fra la dimensione dolomitica e le sue genti che superi l’accademismo. Un museo esteso, luogo d’incontro distribuito sul territorio.

La mostra resterà aperta fino al 23 febbraio del 2019. Fino a settembre l’orario sarà quello del museo: dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19. Chiuso lunedì.

Per l’occasione è stato presentato anche il ricco calendario di attività estive del Museo geologico: laboratori, visite guidate e teatralizzate al Geotrail del Dos Capèl e, soprattutto, le conferenze del giovedì sera nell’aula magna del municipio.













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