Canazei, Anesi miglior sommelier d’Italia

CANAZEI. Con l’elezione a “Miglior Sommelier d’Italia” 2017, Roberto Anesi, 45 anni di Canazei, è entrato ufficialmente nell’Olimpo degli esperti di vino. Il fassano, nei giorni scorsi, al San...



CANAZEI. Con l’elezione a “Miglior Sommelier d’Italia” 2017, Roberto Anesi, 45 anni di Canazei, è entrato ufficialmente nell’Olimpo degli esperti di vino. Il fassano, nei giorni scorsi, al San Domenico Palace di Taormina, ha sbaragliato la concorrenza compresa quella del favorito della vigilia, il toscano Massimo Tortora, mostrando d’essere un passo avanti ai colleghi iscritti al concorso dell’Associazione Italiana Sommelier, organizzato in collaborazione con l’Istituto Trentodoc.

«Sono molto felice di questo riconoscimento - dice, pochi minuti dopo la cerimonia di premiazione, un emozionatissimo Roberto Anesi - anche perché sono il primo trentino a ottenerlo». E non è stato facile, tra una semifinale impegnativa, che Anesi ha superato (con il contrassegno 13, diventato da domenica il suo numero preferito) assieme ad altri tre, e una finale di fronte a una giuria tecnica e a una platea di oltre 250 spettatori. «Tra il resto, nelle ultime fasi, ho indicato gli abbinamenti per un menù di tre portate, soddisfacendo le richieste della giuria, affrontato la decantazione di un vino e descritto un paio di produttori particolari, uno trentino (Francesco Moser ndr) e uno di Marsala. Un esame impegnativo che ho superato, con una certa scioltezza, grazie al fatto che dal 2008 sono relatore AIS, perciò abituato a parlare in pubblico, gestendo tempo e ritmi degli interventi». Anesi, che a Canazei è titolare del ristorante El Pael che gestisce con la moglie Manuela, non è certo un volto nuovo nel mondo del vino: professionista dal 2006, già “Miglior Sommelier del Trentino” e vincitore di diversi concorsi nazionali, nel 2013 ha frequentato le lezioni del prestigioso “The Institute of Master of Wine” di Londra: «Ha rappresentato un punto di svolta per me, perché oltre alla formazione d’alto livello, mi ha consentito di ampliare i miei contatti, dando respiro internazionale agli impegni professionali». Un risultato, quello dell’Ais, raggiunto con impegno e costanza e rinunciando a ore di sonno. «Per non sacrificare famiglia e lavoro, per tutta l’estate, mi sono svegliato all’alba per studiare un paio d’ore al giorno. Sin dalle selezioni di Milano di metà settembre, lo studio mi ha tenuto occupato per una decina di ore al giorno tra libri, degustazioni e approfondimenti vari». Una vittoria tutta da assaporare: «È un traguardo personale importante, ma avverto anche la responsabilità d’essere l’ambasciatore dei sommelier italiani per i prossimi dodici mesi». (e.s.)













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