Addio Azzolini, fondatore della leggendaria Lajadira 

Trasferitosi nel ’68 da Rovereto a Moena, il suo locale fu la prima discoteca di Fiemme e Fassa. Fu anche consigliere comunale. Oggi alle 14 l’ultimo saluto



MOENA. Si è spento il sorriso di Carmelo Azzolini, che a 84 anni è spirato domenica sera in ospedale. Era un uomo che non si arrendeva mai, neanche di fronte alla malattia già diagnosticata nel 2010. Si preoccupava soltanto di non rattristare i familiari e gli amici. Molti lo ricordano come “Signor Carmelo”, con i suoi gesti d’altruismo e i suoi modi eleganti e gentili. Nato da una famiglia numerosa, con otto fratelli cresciuti “en temp de guera”, era figlio di un falegname di Lizzana ed è stato quello il primo lavoro che ha appreso da piccolo. Ma negli anni del boom economico lo attendevano altre sfide. Con i suoi fratelli e l’aiuto delle sorelle aprì tre bar a Rovereto. Dal nulla creò esercizi che divennero centri di ritrovo e aggregazione importanti e che tutt’ora sono ricordati con nostalgia.

Nel ’68 si trasferì a Moena, dapprima da solo, poi con la famiglia. Qui aprì la prima discoteca delle Valli di Fiemme e Fassa: la leggendaria Taverna Lajadira. Il successo fu immediato. Infatti, ben presto divenne un locale di riferimento, dove tutti ballavano spensierati e si godevano momenti di divertimento. Lajadira ospitò personaggi famosi degli anni ’70 come Giorgio Gaber, Orietta Berti, Sandro Giacobbe, Gianni Rivera. Il locale era teatro di concorsi di bellezza ed eventi di richiamo, ma soprattutto era un luogo di ritrovo per i giovani. Quante storie d’amore sono nate in quel locale. Oggi un fiume d’affetto si sta riversando sui familiari attraverso commoventi commenti su Facebook. Uno fra tutti: «Ciao Carmelo, quanti bei ricordi di gioventù passati insieme. Facci ballare e ridere ancora». Il lavoro di Carmelo è stato sempre quello di scatenare sorrisi, anche quelli di chi aveva pochi soldi da spendere a quei tempi. Proponeva un divertimento genuino, mai eccessivo. In tanti lo ricordano come un uomo affettuoso, rispettoso e moderato: «Non diceva mai una parola di troppo».

Non ha mai fatto pesare le sue preoccupazioni alla moglie Loredana e alle figlie Cinzia e Sara, nemmeno quando si è ammalato. Era un uomo mite, ma forte, coraggioso e sempre ottimista. È stato una grande esempio per il nipote Matteo, di cui è sempre stato fiero. Non è stato solo un nonno per lui, ma anche un padre, colmo di smisurato amore. Era Carmelo il punto di riferimento di tutta la famiglia. I suoi amici lo ricordano come un uomo socievole, affidabile e senza pregiudizi. Amava il confronto, la socializzazione e la condivisione.

Da giovane ha fatto parte della società sportiva di Lizzana. A Moena, poi, è stato consigliere comunale, membro del Grop per Moena che si occupava del decoro urbano e delle manifestazioni. Come presidente, è riuscito a portare il Circolo Tennis alla sua epoca dorata. Ma la sua grande passione è sempre stata quella del ballo. E così ha danzato fino a pochi mesi fa nei circoli pensionati di Fiemme e Fassa. Anche l’attività di sommelier lo ha accompagnato tutta la vita: era inmfatti membro dell’associazione sommelier di Fiemme e Fassa, con la quale negli ultimi anni ha condiviso viaggi, degustazioni e attività di volontariato. I familiari abbracciano commossi tutti gli amici: aveva stretto legami d’affetto forti e calorosi. Aveva amici “veri”. E questo non è da tutti. Oggi alle 14 l’ultimo saluto nella chiesa parrocchiale di Moena.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Scuola & Ricerca

In primo piano