IL GIALLO SUL RAPIMENTO

"Emanuela Orlandi rinchiusa in un maso a Terlano"

La superteste Josephine Hofer Spitaler a distanza di 35 anni ricorda tutto, anche i suoi disperati tentativi di ottenere l’uso di un telefono, per chiedere aiuto, dopo aver bussato con le nocche contro il vetro della finestra



BOLZANO. Torna nuovamente in primo piano la pista del passaggio di Emanuela Orlandi in Alto Adige circa un mese e mezzo dopo la sua scomparsa, avvenuta a Roma il 22 giugno 1983.

  A ricordare i fatti ancora oggi è Josephine Hofer Spitaler, anziana sudtirolese oggi ospite della casa di riposo di San Paolo a due passi da Appiano. A tornare sulla sua testimonianza è stato Fabrizio Peronaci, giornalista del Corriere della Sera, fondatore di un gruppo facebook di giornalismo investigativo.

Fabrizio Peronaci è tornato in Alto Adige a trovarla nel pomeriggio del 24 luglio scorso e la l’anziana gli ha nuovamente confermato la testimonianza ormai datata e cioè che la giovane cittadina vaticana (in seguito riconosciuta nelle foto per Emanuela Orlandi) fu rinchiusa in un maso dopo essere giunta da Roma a Terlano in auto e lì tenuta sequestrata per qualche giorno.

Nel 1997, la pista di Bolzano (aveva aperto un’inchiesta anche l’allora procuratore capo Guido Rispoli ma tutti gli accertamenti disposti permisero solo di confermare il racconto di chi si ricordava il passaggio della ragazza ) fu accantonata, in seguito all’archiviazione della relativa inchiesta e al proscioglimento di tutti i sospettati. Ma oggi tutto potrebbe tornare in discussione.

Ad indirizzare il giornalista nella casa di riposo di San Paolo è stato il figlio dell’anziana, Norbert Spitaler, titolare di un negozio nel centro di Terlano: “Cosa sa mia madre del caso Orlandi? Chiedetelo a lei. Io in questa vicenda non ci sono mai voluto entrare”. 

Josephine ha ribadito che la ragazza (da lei riconosciuta con certezza in Emanuela Orlandi) era giunta a Terlano a bordo di un’auto scura. Ma l’anziana ha anche fornito un nuovo particolare e cioè che la vettura sarebbe stata guidata da “un uomo piccoletto e con pochi capelli“, di nazionalità italiana.

La stessa superteste ha anche ribadito quanto raccontato già negli anni scorsi parlando dei disperati tentativi della giovane rapita di ottenere l’uso di un telefono, per chiedere aiuto, dopo aver bussato insistentemente con le nocche contro il vetro della finestra.













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