IL CASO

Convegno contestato, Fugatti chiede pene severe, le associazioni accusano: repressione violenta

Per il governatore va punito "chi è entrato in modo forzoso all'interno della Provincia". I manifestanti: "Creato un clima di paura e intimidazione".

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TRENTO. Da una parte il governatore Fugatti a chiedere pene severe per chi è "entrato illegalmente" nel palazzo della Provincia, dall'altra le associazioni che parlano di clima di paura e intimidazione e di "tentativi di reprimere violentemente" le espressioni di dissenso e critica.

«Si tratta di fatti inaccettabili, perché chi è entrato illegalmente dalle porte laterali del palazzo della Provincia, da parte nostra verrà segnalato alle autorità competenti. Perché non si entra illegalmente all'interno della Provincia come in nessun altro luogo. Ieri è avvenuto un atto di illegalità da parte di chi è entrato in modo forzoso all'interno della Provincia e ringrazio le forze dell'ordine per il lavoro che hanno fatto. Ringrazio il prefetto Lombardi, perché chi agisce illegalmente non può entrare nella sede provinciale. Chiederemo pene severe».

Lo ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, parlando di quanto avvenuto ieri sera nella sede del governo provinciale, quando ci sono stati momenti di tensione tra manifestanti contrari al convengo sul genere organizzato dagli assessori Mirko Bisesti e Stefania Segnana e le forze dell'ordine.

Fugatti, parlando con i giornalisti, ha affermato che un gruppetto di manifestanti sarebbe entrato da una porta laterale, aggirando così il controllo all'ingresso principale e contribuendo a congestionare il corridoio che porta in sala Belli, dove si svolgeva il convegno.

«Non so come abbiano fatto ad aprire ma mi segnalano che non è stata un'azione del tutto regolare. A me non risulta che qualcuno abbia aperto la porta dall'interno. Queste persone sono arrivate fino al quarto piano. Comunque chi vuole agire regolarmente non entra dalla porta secondaria e capiremo come sono entrati», ha detto ancora il governatore.

Secondo Fugatti, inoltre, ci sarebbe stata una strumentalizzazione dei tanti giovani che il presidente ha definito «in buona fede, perché un giovane è in buona fede. Ma stiamo attenti a non utilizzare questi giovani». In riferimento, ha sostenuto Fugatti, «a chi ieri ha voluto trasformare quel momento in una protesta extra politica, perché di questo si è trattato. E che ha avuto dei momenti di illegalità».

Il presidente, incalzato dalle domande dei giornalisti sul fatto che l'assessore Bisesti sia uscito dall'ingresso principale, fomentando in questo modo la protesta, ha precisato: «Un assessore della Giunta provinciale esce dalla porta principale. Di cosa deve avere paura Guardate che se giustifichiamo questi fatti accaduti ieri sarà come dieci anni fa quando, in Trentino, si definivano 'bravi ragazzi' i primi anarchici. E poi abbiamo trovato le bombe fuori dai tribunali».

Sul fronte opposto, «i tentativi, come quello di ieri, di reprimere violentemente le espressioni di dissenso e critica, creando un generale clima di paura e intimidazione, ci trovano resistenti, determinati e determinate. Siamo tanti, saremo sempre di più. Ci vediamo a Verona!». Lo scrivono in una nota le associazioni Non Una di Meno Trento, Arcigay del Trentino, Laici Trentini per i diritti civili, Ali Aperte, LeU del Trentino, I sentinelli di Trento, Unione degli universitari, Casa delle donne di Rovereto, Osservatorio cara città e Se non ora quando Trentino.

In merito a quanto accaduto in occasione del convegno organizzato in Provincia sulle questioni di genere, si legge in una nota firmata da tutte le associazioni, sarebbe emersa la «distanza di valori tra la cittadinanza trentina e la Giunta provinciale, a partire dal principio basilare di confronto democratico».

Secondo le associazioni, «è importante sottolineare come la violenza non si sia limitata alla carica reiterata: il convegno, organizzato da rappresentanti delle istituzioni con soldi pubblici e in uno spazio pubblico, ha espresso posizioni inaccettabili, che generano odio, intolleranza, violenza. Idee che non ammettono spazi di confronto, contrarie al sapere e al metodo scientifico. Tutto questo esprime, di fatto, la posizione ideologica della giunta provinciale, che tenta di cancellare l'esistenza di intere categorie di persone», si legge ancora nella nota. 













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