Bus, per ogni euro di biglietto ne servono altri 10 di contributi 

Gli utenti del trasporto pubblico pagano direttamente solo il 9 per cento del costo del servizio A questo punto renderlo gratuito e cambiare politica sulla mobilità potrebbe anche essere un affare


di Luca Marsilli


ROVERETO. Chi acquista per un euro un biblietto per l’autobus urbano a Rovereto, magari ha anche l’impressione di pagarlo caro, per quel paio di chilometri (che raddoppiano se resta nei 70 minuti di validità del biglietto anche per il ritorno a casa) un euro non è proprio nulla. Ma in realtà quel suo viaggio costa circa 11 euro. Lo stesso, come proporzioni vale per chi acquista biglietti per le corse extraurbane, il cui prezzo varia a seconda delle fasce chilometriche e per gli abbonamenti (una giungla di costi, tra categorie agevolate e calcoli basati sull’Icef). Il dato di fatto comunque è stupefacente: il costo sostenuto direttamente dagli utenti dei mezzi pubblici in un anno si attesta sul 9 per cento del costo del servizio. Il resto è pagato in massima parte dai contribuenti e in minima (non si arriva all’ 1 per cento) dai ricavi pubblicitari. Che comunque, visto che ogni medaglia a due facce, valgono quasi un decimo di quanto si raccoglie con la biglietteria.

I dati si desumono dal consutivo 2017 dei costi e ricavi di Trentino Trasporti, in base al quale il Comune ha appena determinato il saldo per quell’esercizio e calcolato l’anticipo semestrale per il 2018.

In un anno il costo totale è stato di 4 milioni e 669 mila euro. A fronte di questa spesa gli introiti per Trentino Trasporti sono stati di 559.250 euro: 420.830 dalle tariffe (biglietti, abbonamenti); 42.138 dalla pubblicità; 87.723 dal rimborso delle accise sul gasolio (una tassa rimborsata, e quindi comunque una spesa pubblica) e 8.558 da “altre partite economiche”. Basta fare qualche divisione e si arriva al 9 per cento (quasi esatto) di copertura dei costi da parte degli utenti e a poco meno dell’1 per cento dalla pubblicità.

Nessuno contesta l’importanza del servizio pubblico, anzi. Per molte categorie di cittadini è indispensabile e sono tutte categorie “deboli”: studenti, anziani, poveri. Ma a questo punto non si capisce il senso di far pagare quell’obolo quasi simbolico a chi sale sul bus. Tra stipendi dei controllori (inutili se si viaggiasse gratis) costo di stampa dei biglietti, riparazione delle obliteratrici, costi burocratici (uffici) per gli abbonamenti, ci si allontana molto da quei 420 mila euro? E se forte del trasporto pubblico gratuito il Comune chiudesse al traffico privato anche solo qualche strada, non risparmierebbe di più in manutenzione e creazione di parcheggi di quanto incassa Trentino Trasporti? Si può discutere sul fatto che pagare un’ euro sia molto (si spende meno passando 70 minuti in autobus che fermi nella propria auto parcheggiata in centro) ma “gratis” alle orecchie suona sicuramente meglio. Invece di pagare per il 93% (contributi più accise rimborsate) con le tasse il servizio, lo si paga al 100%. E magari si cambia davvero modo di concepire la mobilità in città.

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