«Parco agricolo, da Malfer schiaffo a 9mila cittadini» 

Dopo la presa di posizione del presidente di Comunità («Legge superata») è arrivata la replica del Comitato: «Non è vero che l’ente tutela il territorio»



ALTO GARDA. Puntuale, dopo la presa di posizione di Mauro Malfer sul Parco Agricolo,è arrivata la replica del Comitato promotore della legge di iniziativa popolare. Il Comitato, a dieci anni dal varo della norma, aveva denunciato la mancata applicazione. Un tema sul quale però Malfer si è espresso in modo secco: «Tutti gli obiettivi della legge sono già perseguiti dalla Comunità di valle. Così come concepita, la legge è superata ed è “pesante”, perché prevede una struttura mastodontica».

Per il Comitato, le parole di Malfer rappresentano uno «schiaffo in faccia ai 9000 cittadini che, preoccupati per l’eccessiva cementificazione di un territorio fecondo, ma fragile e delicato, avevano espresso preoccupazione e consenso all’iniziativa con la loro consapevole adesione firmata».

«Certo - prosegue il Comitato in una nota -non può sfuggire a nessuno la concezione quantomeno “poco istituzionale” del presidente. Il ragionamento in sintesi è questo: io non ho mai condiviso fin dall’inizio l’idea del parco agricolo, quindi non ho dato luogo alle azioni previste per farlo partire. A questo punto sorgono spontanee alcune domande. La prima: ma un presidente di Comunità di valle è tenuto o no a rispettare la legge o lo fa solo se è d’accordo? Sarebbe interessante capirlo perché se fosse possibile fare così, cioè non rispettare la legge quando non si è d’accordo, allora sorge subito la domanda se anche il semplice cittadino può fare altrettanto».

«La seconda - prosegue il documento - ma un presidente di Comunità può occultare il fatto che dall’altra parte del suo pensiero si era schierato l’intero Consiglio provinciale, maggioranza e opposizione, con una decisione presa all’unanimità? La terza: cosa si deve pensare quando un Presidente di Comunità di valle, e quindi un uomo delle istituzioni, decide intenzionalmente di non dare applicazione ad una normativa di livello superiore? Ovviamente si può dissentire sui contenuti di una iniziativa. Ma le vie democratiche per affrontare queste situazioni e che alla fine risultano vincenti per tutti sono quelle dell’ascolto della volontà popolare, del confronto anche aspro, ma propositivo e teso ad un risultato condiviso. L’arroganza del far da sè, il perdere tempo prezioso per le decisioni, le proposte di modifiche unilaterali su leggi di iniziativa popolare fanno solo danni, fanno perdere fiducia nella politica e nelle nostre istituzioni e fanno perdere opportunità».















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