Le figlia del Che omaggia i Martiri 28 Giugno 

Renato Ballardini: «Il ricordo di Guevara è ancora vivo, abbiamo partecipato anche noi alle sue battaglie»


di Sara Bassetti


RIVA. Un ricordo semplice, un rosa intenso di ciclamini, ma soprattutto la sua presenza, e la vicinanza a colui che è entrato nell’immaginario collettivo come simbolo della lotta coraggiosa per la giustizia. Ieri mattina Aleida Guevara March, figlia primogenita di seconde nozze di Ernesto “Che” Guevara, in Italia grazie all'associazione di amicizia Italia-Cuba e in visita nell'Alto Garda su invito del Circolo locale di Rifondazione Comunista, ha reso onore ai Martiri del 28 giugno. Una cerimonia che si è svolta sotto il loggiato di Palazzo Pretorio, alla presenza del sindaco di Riva, Adalberto Mosaner, del presidente di Anpi Alto Garda e Ledro, Gianantonio Pflegher, e di molti cittadini, e che ha riportato la memoria ai tragici fatti dell'estate del 1944, quando alcune decine di militari delle SS eseguirono una spietata azione repressiva tra Riva, Arco, Nago e Torbole, e furono assassinate undici persone e compiuti arresti e torture.

«Questo momento simbolico vuole essere testimonianza di quanto la nostra comunità rimanga unita e forte nel ricordo dei tragici momenti che l'hanno coinvolta – ha dichiarato il primo cittadino Mosaner – la speranza è che anche le politiche europee oggi comprendano che le derive possono essere molto pericolose». «Il ricordo del “Che” è ancora vivo – ha commentato Renato Ballardini, sopravvissuto all’eccidio e “memoria vivente” della Resistenza trentina – abbiamo partecipato anche noi alle sue battaglie, e ora lo ricordiamo con amore».

Aleida Guevara, affermata pediatra e allergologa, che si batte per la promozione sanitaria a Cuba, nei Paesi dell’America Latina e in Africa, in questo riprendendo a suo modo l’impegno per gli altri che aveva caratterizzato l’operato del padre, ha poi fatto tappa nella sede di Rifondazione Comunista di via Montanara, dove ha parlato della sua esperienza di attivista. «Sono medico perché mio padre lo era – ha dichiarato – poi è diventata una vera e propria scelta, per restituire al popolo cubano ciò che io avevo ricevuto. Di sicuro non mi sono sbagliata, perché ovunque mi sento molto utile, come medico e come persona. E questa è una soddisfazione che ti porti sempre dietro». Per poi parlare di ciò che tuttora costituisce una cicatrice sanguinante, il “bloqueo”, l’embargo imposto per decenni dagli States all’isola del Centro America. «Il popolo cubano è da sempre un popolo combattente: la sua forza maggiore è la continua ricerca della libertà e dell’indipendenza – ha dichiarato - la sfida a cui siamo chiamati tutti oggi è quella di rimanere compatti, ed evitare che i governi mantengano i terrorismi». Poi ha raggiunto Palazzo Giuliani, ad Arco, dove ha incontrato diversi rappresentanti dell'amministrazione comunale e dell'associazionismo. «La sua visita è di grande stimolo anche per noi – ha commentato il primo cittadino di Arco, Alessandro Betta – in un mondo in cui ci stanno cancellando tutto, è giusto ed è bello poter sentire parlare ancora di ideali».

La visita dell'attivista cubana ha preceduto di meno di ventiquattro ore il settantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. «I diritti umani sono sotto attacco ogni giorno in tante parti del mondo, Italia ed Europa incluse. Sotto attacco sono principi e valori, diritti, libertà fondamentali e istituzioni costruite per difenderli – ha concluso Aleida – i diritti umani non si celebrano: si difendono, si promuovono e si attuano».













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