La Valdastico spaventa gli ambientalisti gardesani 

L’incontro. Le associazioni di tutela temono una ricaduta di traffico anche nella Busa Un ipotetico itinerario per raggiungere la Lombardia porterebbe all’aumento dei mezzi pesanti 


Gianluca Ricci


Arco. Più strade, più auto: un’equazione che secondo le associazioni ambientaliste organizzatrici della serata sugli effetti della Valdastico sull’alto Garda, svoltasi l’altra sera presso la sala dei vigili del fuoco di Arco, vale anche per la paventata realizzazione del tratto nord della A31, quello che dovrebbe collegarsi alla A22. Più strade, però, e anche più denaro nelle tasche dei comitati di affari che spingono per la realizzazione di opere come questa, in cui il rapporto fra bisogni e costi è decisamente sbilanciato sui secondi a discapito dei primi. Intorno a queste due tematiche si è sviluppato il dibattito, moderato dalla naturalista Chiara Parisi, nota ambientalista altogardesana: ad offrire spunti di discussione sono stati il prof. Emanuele Curzel, docente di Storia all’Università di Trento, che ha condotto un dettagliato excursus sulla gestazione del progetto dalle origini ai giorni nostri, e Marco Milioni, giornalista d’inchiesta vicentino, che della Valdastico ha raccontato gli imbarazzanti retroscena di carattere finanziario.

I territorio

Il rapporto che il completamento del raccordo autostradale avrebbe con il nostro territorio è strettissimo, soprattutto se messo in relazione con la realizzazione del tunnel Loppio-Busa: in questo modo si verrebbe infatti a creare un collegamento veloce fra il Veneto e l’alto Garda capace di riversare migliaia e migliaia di veicoli in più senza un effettivo vantaggio per la comunità; inoltre verrebbe a completarsi una sorta di tracciato alternativo soprattutto per i mezzi pesanti che in inverno potrebbero evitare i pericoli delle nebbie di pianura salendo dal Veneto sull’alto Garda attraverso la Valdastico e percorrendo la val di Ledro per raggiungere più comodamente la Lombardia. Un genere di traffico che qualcuno ha definito parassita e che provocherebbe soltanto disagi. Nel corso del dibattito poi ciascuno è intervenuto facendo il suo piccolo comizio finalizzato a portare un po’ di visibilità a quella specifica frazione ambientalista altrimenti dispersa fra le tante. Discorsi di principio, perlopiù, anche se di tanto in tanto si sono levate voci a favore di un maggiore coinvolgimento popolare con il quale lanciare espliciti avvisi ai politici di turno. Un’operazione che il disincantato prof. Curzel ha disinnescato più volte, ammonendo piuttosto a votare come si deve quando si è chiamati a farlo. Anche perché, come ha ricordato Marco Milioni, dopo l’ultima sentenza del Consiglio di Stato oggi l’unico soggetto titolato a decidere se realizzare o meno il tratto settentrionale dell’autostrada da Piovene Rocchette a Rovereto Sud (sarebbe questa l’ultima ipotesi di sbocco) è lo Stato. Basta attendere cosa deciderà il Ministro alle Infrastrutture per farsi un’idea più precisa dei motivi per cui si insiste tanto a realizzare un’autostrada in cui il flusso di veicoli previsto non basta a giustificare le spese della sua costruzione.

Intanto del tema a Arco si è parlato. Non a Riva,c ome fanno notare i consiglieri di L’Altra Riva che nel dicembre scorso avevano presentato una mozione in tal senso, mai esaudita.













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