«Caro Nicola, lasci un grande vuoto» 

Il dolore degli amici di Marcabruni. Il ricordo del sindaco Betta: «Un ragazzo profondo, un’anima fragile»



ARCO. «Se penso a Nicola, me lo immagino in sella alla sua bici, gli occhialoni scuri addosso. Un ragazzo intelligente, che amava la vita, la montagna, e che aveva affrontato con spirito battagliero i suoi demoni, le sue fragilità. Spero che ora la sua anima abbia trovato la pace». Così Alessandro Betta, sindaco di Arco, ricorda Nicola Marcabruni, il trentottenne di San Martino morto nel drammatico schianto di domenica sera a Ceniga. Nelle parole di Betta c’è tanto della storia di Nicola. Diplomato geometra al Floriani, una laurea in architettura mancata, un’esistenza segnata da una fragilità che talvolta prendeva il sopravvento: «All’esterno non lo faceva vedere – aggiunge il sindaco – ma era un’anima sofferente. Al di là di quello che poteva apparire come un carattere burbero, ero riuscito con lui ad avere dei dialoghi profondi».

Nicola viveva, da solo, in un appartamento in via San Martino. In molti, ad Arco, lo ricordano per il lavoro all’Amsa, come ausiliario dei parcheggi. Per un paio di anni aveva lavorato per la società municipalizzata, verificando i ticket dei posteggi a pagamento. Un ruolo che – lo ricorda Enrico Leoni, suo collega ai tempi – aveva svolto con buon senso: «Era addetto al controllo dei parcometri, ma un paio di volte in settimana andava anche al camping del lido di Arco per fare manutenzione. Un ragazzo che operava con scrupolo e con il giusto garbo, qualità importante in questi casi, quando si trattava di fare una contravvenzione».

Chi, all’Amsa, aveva stretto un’amicizia particolare con Nicola, era Vito d’Onofrio: «È difficile dire addio alle persone a cui teniamo particolarmente – lo ricorda Vito - ed è per questo che non ti dirò addio e credo che mai lo farò, mai. Qui adesso penso a te, con un vuoto nel cuore che mai si colmerà, con la rabbia che mi spinge nei pensieri assieme alla voglia di gridare e di spaccare qualunque cosa. Ma non servirebbe a niente e nessuno. Così cercherò di stare composto ed in silenzio accanto alla tua famiglia. Mostrerò anche dei sorrisi timidi, per trasmettere tranquillità e serenità, perché tu non vorresti vedermi star male. E cercherò – aggiunge Vito - di andare avanti, di non piangermi addosso e credere che tu sorridi, solo per te ...ti voglio bene Nicola ».

Moltissimi arcensi hanno voluto lasciare un messaggio di cordoglio. Tra questi c’è anche Renato Veronesi, attuale presidente di Amsa. «Con questa tua triste scomparsa – ha scritto invece Daniele Monetti, coetaneo di Nicola - mi hai fatto riflettere nuovamente su quanto sia sfuggente la vita e su quanto a volte litighiamo o ci facciamo problemi, creandone ad altri perdendo il senso dei valori della vita e la gioia di vivere sempre ogni attimo come fosse l'ultimo con tutte le persone che abbiamo attorno».

Per quanto riguarda l’incidente, non ci sono molti dubbi sulla dinamica, rilevata dai carabinieri di Dro. Marcabruni stava viaggiando in direzione di Dro in sella ad uno scooter quando, all’altezza del bivio per Ceniga, ha invaso la corsia opposta dove stava arrivando la Ford condotta da un cinquantunenne di Dro. L’impatto è stato violentissimo, al punto che lo scooter si è spezzato in due (alcuni pezzi sono stati ritrovati anche sulla ciclabile). Uno scontro che non ha lasciato scampo al trentottenne.

Nicola Marcabruni lascia la sorella Katia e la mamma Teresa. Non ancora fissata la data del funerale: la famiglia è in attesa del nulla osta della Procura, che dovrebbe arrivare nelle prossime ore. (g.f.p.)















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