proverbi e vocaboli 

La parlata di Nago in un libro 

Ristampato «El nos parlar de Nac» di Rigotti e de Bonetti



NAGO. Una ricerca meticolosa di modi di dire, ricette e ingredienti “antichi”, proverbi e vocaboli non più in uso e sconosciuti alle nuove generazioni, per “rinverdire la parlata di Nago”, lentamente ma inesorabilmente in via d’estinzione, come del resto molti altri dialetti che hanno caratterizzato le valli trentine. Una proposta che riflette secoli di storia, il risultato di tradizioni tramandate oralmente, di aneddoti vivaci e coloriti che sono parte integrante del costume e delle tradizioni della comunità, modi ormai desueti ma ancora strettamente legati ai ricordi di buona parte delle generazioni attuali. Grazie al sostegno del Gruppo Culturale Nago-Torbole, della Comunità Alto Garda e Ledro e del Comune di Nago-Torbole è uscita la ristampa de “El nos parlar de Nac”, il testo frutto di un lavoro intenso condotto dall’architetto Gino de Bonetti e da Tullio Rigotti, pubblicato per la prima volta nel 2016. “Gino e Tullio hanno fotografato i flash che improvvisamente hanno bussato alla loro memoria ancora viva e verde (90 e 70 primavere) – ha commentato Marisa Masini de Bonetti, moglie di Gino de Bonetti – e con l’immediatezza che traspare nelle pagine hanno trascritto e consegnato ai lettori un lavoro eseguito col cuore di due naghesi che amano il proprio paese, ne rispettano le tradizioni e, soprattutto, tengono al proprio dialetto, espressione di un popolo e di un’epoca che si sta perdendo”. Illustrato da disegni a china, dipinti ad acquerello e tempera che Luigi de Bonetti ha realizzato negli ultimi dieci anni, il testo riporta anche richiami a personaggi di ieri e di oggi che animano la vita del paese, con aneddoti e cenni ai soprannomi dati alle famiglie in riferimento ai mestieri o alle peculiarità del capo famiglia, disegni di strumenti agricoli e di lavoro orami lontani, località naghesi e toponomastica. Il “filò” oggi è la “chat”, i “sarasai” sono i ciottoli, le filastrocche non si canticchiano, ma si ascolta l’mp3 con cuffie alle “recie”: osservatorio, memoria, comunicazione e proposta, per farci coltivare il desiderio di non buttare il passato, e per non illuderci di reinventare tutto il futuro. (s.bass.)













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