L’imprenditoria giovane scopre le piante edibili 

La sfida. Dallo spinacio di monte all’aglio ordino fino al tarassaco, in serra la sapienza dei nonni Nel vivaio di Stefano Prandi e Nicola Tomasi al Fangolino si coltiva anche la “scacciafebbre”


Leonardo Omezzolli


Riva. Nell’epoca dello spaesamento sociale e personale, sempre più giovani, loro malgrado vittime di un’inconsistenza generale, hanno puntato i piedi in faccia al mondo decidendo di fare un passo verso il futuro, per conoscere e riscoprire il passato, tracciando poi una linea netta che dalla tradizione si fa innovazione.

La scintilla

Un atteggiamento imprenditoriale e filosofico che si sposa perfettamente con l’intraprendenza di due giovani altogardesani, Stefano Prandi e Nicola Tomasi, che hanno aperto in località Fangolino a S.Tomaso un vivaio biologico, purista, dove trovano spazio, oltre a piante orticole, aromatiche e officinali, tesori floreali dai sapori antichi, appartenenti al nostro comune passato. Sono le piante edibili e più in particolare quelle alimurgiche. «Sono quelle piante selvatiche - raccontano Prandi e Tomasi - che in passato hanno aiutato a sfamare le nostre famiglie. I nostri nonni le raccoglievano dai campi, nei boschi, sul ciglio dei sentieri e facevano parte delle ricette culinarie della tradizione». Spinacio di monte, aglio orsino, tarassaco sono solo alcune delle specie selvatiche che i due giovani offrono nel proprio vivaio ai loro clienti. «Abbiamo deciso di dedicarci anche a questo tipo di coltivazioni - affermano Stefano Prandi e Nicola Tomasi - per riscoprire sapori e gusti che la grande distribuzione o le coltivazioni intensive hanno cancellato, abbandonato e dimenticato. Inoltre - spiegano - oggigiorno non si va più alla ricerca di queste piante e dove si trovano non sono qualitativamente interessanti».

Il gusto del passato

Il passato, i gusti, gli aromi di un tempo e i principi attivi che venivano procacciati dai nostri nonni ora si possono portare sul terrazzo di casa, nel proprio orto e nei ristoranti. Il tutto tassativamente biologico, certificato bio «dal seme, alla pianta». Un vivaio, quello di Prandi e Tomasi che si fonda su di una filosofia ben definita e che i due giovani amano condividere, fermamente convinti e fiduciosi che «il biolgico sarà il futuro e potrà esserlo a maggior ragione se potranno arrivarci tutti». Da qui la volontà di fare del passato un nuovo presente, di guardare a quel futuro sano e rispettoso che sempre più nei giovani viene visto come possibile. Nel solco tracciato dal gastronomo, sociologo e fondatore dell'associazione Slow Food, Carlo Petrini, secondo cui «il giorno in cui il cibo perderà la sua storia e il suo valore non ci sarà più speranza per nulla», Prandi e Tomasi hanno fatto un ulteriore passo in avanti creando un vivaio in cui la coltivazione di piante edibili, alimurgiche, officinali e aromatiche è accompagnata da una continua e costante ricerca e innovazione. Principi solidi e sguardo sicuro al domani, i due altogardesani, dopo un anno di intenso lavoro, hanno da poco inaugurato le serre de La Centàurea (pianta “scacciafebbre” che mitologicamente rimanda al centauro Chirone, dotato di virtù mediche) ottenendo fin da subito un successo di curiosi ed esperti. «Diamo la possibilità ad agriturismi, ristoranti e a chiunque voglia di mettere la vera tradizione e la storia in piatti nuovi dai gusti dimenticati».













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