Enzo Giuliani, l’ultimo abbraccio 

La cerimonia. Ieri il funerale del naghese di 58 anni che giovedì sera era stato vittima di un incidente in moto lungo la statale del Caffaro Presenti anche gli alpini che hanno ricordato l’amico: «Un gran lavoratore che resterà sempre presente nelle nostre iniziative e nei nostri cuori»



Nago-torbole. “Gli Alpini non muoiono, ma vanno avanti”, recita uno dei principali motti del Corpo. E come tutti i suoi compagni di oggi e di ieri, allora, Enzo Giuliani, parte del distaccamento “Alpini di Nago”, non morirà. Resterà certamente a lungo, infatti, nel cuore e nei ricordi dei tantissimi amici, conoscenti e coscritti che ieri, nel primo pomeriggio, hanno affollato la piccola chiesa di San Vigilio e la via antistante, per stringersi calorosamente alla sua famiglia.

Nella chiesa di San Vigilio

Scomparso lo scorso giovedì sera, a causa di un incidente lungo la statale del Caffaro, all'altezza dell'incrocio con il ponte di Ragoli, nel Comune di Tre Ville, mentre era alla guida della sua moto, Giuliani era, come lo hanno ricordato i compagni di distaccamento, «un grande lavoratore, che spesso si dispiaceva di non poter partecipare di più al volontariato alpino, a causa dei suoi molti impegni, ma che sempre si interessava alle nostre iniziative». Riuniti sull'altare e provenienti non solo dalla sezione naghese, ma da tutto l'Alto Garda e Ledro, le “penne nere” hanno salutato Enzo con commozione: «Sappiamo che avresti voluto vedere la nostra nuova sede in Primon, ma che, per l'aggravarsi della salute e poi la perdita di tuo padre (Giovanni, l'uomo più anziano del Comune, spentosi lo scorso 18 aprile all’età di 103 anni, n.d.r.) non avevi visitato. Sappiamo però che ora, guardandoci da lassù, ne sarai parte» - hanno affermato i suoi compagni alpini - «così come sappiamo che sarai presente alle prossime uscite e cerimonie del Corpo, col tuo sorriso a scaldarci il cuore».

Un amico che mancherà

Descritto da tutti come ospitale, tranquillo, amabile e degno di stima, Enzo Giuliani lascia la moglie Rosa e i figli Veronica e Michele, nonché tanti e tanti amici affezionati. «Ma non temete» - ha voluto rincuorare i cari don Christian Moltrer nel corso della sua omelia - «come affermava un noto monaco benedettino, quando si pensa a una persona perduta, non si deve rivolgere la mente solo al passato, bensì anche a ciò che ci vorrebbe dire oggi. Enzo allora, potrà ancora aiutarvi nelle vostre scelte, e indirizzarvi verso ciò che è veramente importante per la vostra vita».

Salutato in un lungo e caloroso applauso da parte della sua comunità (presenti anche alcuni amministratori), Enzo , stando alle parole del Padre, si fa infine anche monito di un'importante lezione di vita per tutti i presenti: «Ricordate che passiamo nel mondo una sola volta» - ha concluso Moltrer - «pertanto tutto il bene che possiamo fare, lo dobbiamo fare subito, senza rimandare». K.D.E.















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