«Eliodoro, la pietra scartata oggi è un edificio» 

Il pedagogista e imprenditore Johnny Dotti alla festa per il ventennale della cooperativa sociale


di Sara Bassetti


RIVA. «In questi vent'anni avete imparato che da una pietra di scarto possono nascere degli edifici, che condividere fortifica, e che questo è il messaggio più grande da trasmettere a tutti i cittadini». Si è rivolto agli uditori in modo chiaro e diretto Johnny Dotti, pedagogista e imprenditore sociale, già presidente del Gruppo Cooperativo Gcm e di Welfare Italia, che venerdì sera è stato ospite al momento di gioia e festa dedicato ai soci, agli operatori e ai volontari della Cooperativa sociale Eliodoro, nel ventennale della sua attività. Oltre un'ora di intervento, per parlare di ospitalità, accoglienza, comunità, responsabilità, di relazioni e di fragilità. «Bisogna muoversi culturalmente per riportare la dimensione umana alla sua dignità: noi siamo fragili, non solo accidentalmente, ma ontologicamente, ed è questa fragilità che ci mette in un rapporto profondo con noi stessi, gli altri, il cosmo e Dio – ha aggiunto Dotti durante il convegno programmato presso l'hotel Campagnola di Riva del Garda, che ha preceduto un momento conviviale - nella nostra fragilità risiede il mistero di ciò che siamo: non si tratta, quindi, di apparire potenti o di costruire tutti gli artifici per essere potenti. Benedire la nostra fragilità significa esporci generativamente alla vita, non si tratta neppure di rimuovere la nostra volontà di potenza, ma di tenerla sotto controllo». Da questo punto di vista la questione della comunità si pone in modo urgente, ed educare non rimane un tema riservato solo agli operatori del settore. «Non solo i genitori, gli insegnanti e gli educatori professionali che per scelta o missione ricoprono questo ruolo, ma ogni adulto educa, che ne sia consapevole o meno – ha puntualizzato - e lo fa con il suo comportamento, e il suo atteggiamento verso il posto in cui vive, le persone che incontra, con cui ha relazioni di lavoro, di vicinato e di prossimità. E ancora di più lo fa attraverso il suo modo di comunicare: la comunità intera ha un potere educativo di incredibile influenza, anche se sembra averne perso consapevolezza». Si tratta, pertanto, di non separare più in modo continuativo ed assoluto “gli utenti” dai professionisti, il committente dal fornitore. «Si tratta di costruire relazioni e dialoghi, di passare dai “sostantivi” ai “verbi”. Uscire dalla strettoia dei servizi per specializzati, ascoltarci di più, e creare contesti in cui si condividano la domanda e la sorte – ha concluso - cercare non solo comunità alloggio, ma nuovi modi di abitare, non solo inserimento lavorativo ma un senso nuovo del lavoro. E avere il coraggio di coinvolgere in questa avventura tutti». Alla serata è intervenuta anche l'assessora alle politiche sociali del Comune di Riva del Garda, Lucia Gatti: «Oggi si percepisce in molto forte l'orgoglio di un movimento che nel tempo ha fatto nascere tante cose importanti – ha dichiarato – l'auspicio è che anche l'ente pubblico riesca ad essere in tutto questo un po' meno elefante, e più farfalla».













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