Alberti: «Contro di me slogan senza contenuti» 

Pompieri, la replica dell’ispettore: «Nessuna decisione condizionata da Ledro» Duri i comandanti ledrensi con i colleghi dell’Alto Garda: «Traditi i valori fondanti»



LEDRO. Attacchi personali, vuoti di contenuti. Così Michele Alberti, l’ispettore distrettuale dei pompieri sfiduciato dai cinque comandanti dell’Alto Garda, replica nero su bianco - in una lettera inviata a sindaci, comandanti dei corpi locali, e ai vertici provinciali della Federazione - alle accuse che gli sono state mosse. Alberti ribadisce di aver più volte cercato il dialogo e la risoluzione dei problemi, trovando però le porte sbarrate e riunioni disertate, anche quando si trattava di parlare di questioni organizzative in campo interventistico (come le procedure per i soccorsi in galleria). Alberti archivia poi come uno “slogan” le accuse che gli sono state mosse per presunte lacune organizzative in occasione del campeggio giovanile ospitato in val di Ledro. Tutte affermazioni che cozzano con quanto sostenuto dai comandanti altogardesani, che dicono di aver cercato fino allo sfinimento e anche con la mediazione del presidente Tullio Ioppi, una soluzione ai problemi.

Più complessa la questione della rappresentanza, sollevata dai comandanti dell’Alto Garda: «Il messaggio che fa trasparire questo lamento - scrive Alberti - è totalmente negativo e, visto che viene evidenziato come un problema, può portare a pensare che i sei comandanti della Val di Ledro abbiano la possibilità di condizionare autonomamente le scelte del Direttivo. La realtà dei fatti è che con il loro atteggiamento distruttivo, sono i Comandanti firmatari della lettera che condizionano pesantemente l'efficacia delle decisioni prese in Direttivo. Faccio parte del direttivo Unione dal 2002 e non ho mai visto fare un ragionamento condizionato dall’area geografica di provenienza». A dimostrazione di ciò Alberti ha inviato i conti degli ultimi tre anni, dove emerge che a Ledro è andato il 29% delle risorse a disposizione, il restante 71% ai corpi dell’Alto Garda.

Proprio dai comandanti della val di Ledro ieri è stata inviata una lettera ai comandanti dei cinque corpi dell’Alto Garda, ai sindaci e alla Federazione provinciale. Dalla val di Ledro, in verità, non una parola esplicita di appoggio ad Alberti, ma una secca presa di posizione sulla questione della rappresentanza posta dai colleghi dell’Alto Garda.

«Meravigliano - attacca il documento - le affermazioni contenute nella lettera di sfiducia ai vertici dell’Unione Distrettuale Alto Garda e Ledro e relative ai Corpi Ledrensi. La Valle di Ledro ha fatto per prima in Trentino un percorso difficile e al tempo stesso intelligente e opportuno puntando all’unificazione dei Comuni, ma altrettanto serio e ponderato è stato quello di mantenere sul territorio i Corpi volontari, quale garanzia di sicurezza a presidio delle comunità esistenti».

«Spiace sentire i colleghi Comandanti lamentarsi del numero dei Corpi ledrensi - proseguono - i quali mai hanno inciso negativamente sugli aspetti finanziari ed economici relativi ai Corpi della Busa (basta guardare all’interno delle caserme per capire l’indirizzo e come sono stati spesi i tanti soldi pubblici) anche con la condivisione dei Ledrensi in quanto facenti parte dell’Unione distrettuale, dove, permettete sia detto, non conta il più grosso, il più forte, ma vale il principio della solidarietà e della cooperazione, una testa un voto; certamente non inventato dai ledrensi, ma contenuto nella normativa della L.R. 24 agosto 1954 e nelle normative provinciali oltre naturalmente nello statuto approvato in sede di Unione Distrettuale dai Corpi in data 8/11/2012, dall’Assemblea provinciale dei Comandanti in data 4/7/2014 e dalla Giunta Provinciale con del. 419 di data 16/03/2015. (il Comune di Ledro é nato dalla fusione dei sei Comuni in data 1 gennaio 2010.)»

«Ora enunciare affermazioni di cambio o modifica di statuto - si legge ancora - solo per avere il potere in mano crediamo sia un atto fuori luogo e non certo un modo serio di approccio al problema, ma, forse i tempi cambiano, cambiano le persone, i modi di fare, così che, l’ideale del servizio nei pompieri non ha più quel valore sociale e altruista che contraddistingue lo spirito del pompiere volontario. Ormai pericolosamente ragioniamo nell’io e nell’onnipotenza dei numeri,- faccio di più e quindi valgo di più e pretendo di più, un modo di ragionare che non rispecchia certamente il dettato dei padri fondatori della nostra istituzione, i quali mai hanno messo in dubbio le problematiche diverse esistenti nei territori, ma al tempo stesso hanno improntato il loro agire e le loro decisioni nella visione di dare anche al più debole le stesse garanzie e sicurezze». «Ci sono modi e luoghi deputati alle analisi, alle discussioni e relative decisioni, stabiliti democraticamente, rifiutare di essere partecipi e presenti è poco serio, diremo puerile, (come i bambini che battono i piedi perché la mamma non gli ha dato la caramella). Quando si propone un atto di sfiducia verso qualcuno si deve avere il coraggio di confrontarsi, si deve dare allo sfiduciato la possibilità di una difesa, diversamente si agisce in modo totalitario e prepotente, vale solo ciò che penso e dico io, - (molto democratico-)».

«L’auspicio che desideriamo rivolgere a tutti, noi compresi, è quello di trovare le soluzioni più logiche e serie per risolvere le questioni in essere con lo spirito altruista che contraddistingue i pompieri, dimostrando così la prevalenza della filosofia solidaristica - termina la lettera - sulla e poco dignitosa legge dei numeri».













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