Pontoni, centravanti papale



20 ottobre 1946, Buenos Aires. Il San Lorenzo de Almagro affronta il Racing. I rossoblu padroni di casa, i Cuervos,  attaccano. Cross di Francisco De La Mata, la palla arriva al limite dell’area. Con il petto la stoppa il centravanti, René Pontoni. La palla sta per scendere al piede ma Pontoni, invece di fermarla per girarsi, alza un pallonetto all’indietro, scavalcando i due difensori che gli stanno arrivando addosso. Poi, tiro imparabile. Un grande gol. Non solo. Con ogni probabilità il primo gol nella storia del calcio ad essere citato, più volte, da un Papa. Già. Jorge Mario Bergoglio, papa Francesco, lo disse una prima volta: “Andavamo tutti quanti allo stadio, compresa mia madre, a vedere il San Lorenzo, la nostra squadra del cuore: i miei erano di Almagro, il quartiere del club. Ricordo ancora il campionato straordinario del 1946. E quel gol di Pontoni che meritava quasi il Nobel. Erano altri tempi. Il massimo che si urlava all’arbitro era: barbone, mascalzone, venduto... Niente in confronto agli epiteti che si usano oggi”.  Eletto Papa, ad un celebre giornalista sportivo argentino, Pablo Calvo, lo ribadisce: “Mi ricordo di un gol di Pontoni che fece tac, tac, tac, gol”. Infine, il 13 agosto 2013, parlando alle nazionali di calcio di Argentina e Italia in visita al Vaticano: “Vediamo se qualcuno di voi riesce a segnare un gol come quello di Pontoni”. Tutto avrebbe potuto aspettarsi René Pontoni - 66 gol in 98 partite nelle indimenticabili stagioni al San Lorenzo - ma non certo di essere osannato da un Papa. Ce lo ricorda la fresca biografia che Lorenzo Galliani, giornalista, fondatore di crossmagazine.it, giornale online su sport e fede - ha voluto dedicare al calciatore preferito di Bergoglio. Si leggono d’un fiato le 140 pagine di René Pontoni (Minerva edizioni). La difficile infanzia, la morte del papà quando aveva solo 12 anni, il lavoro in officina, il talento in campo, l’istinto del goleador, l’attitudine ad ingrassare, gli infortuni che chiudono anzitempo la carriera, la pizzeria La Guitarrita aperta una volta lasciato il pallone. Era nato nel 1920, se ne è andato nel 1983. Di certo, in Argentina non l’hanno dimenticato.copertina













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