La Boschi (croce o delizia?) e gli altri candidati: fra sorprese e paradossi


di Alberto Faustini


Dove candidare l’ex sindaco di Trento, ex presidente della Provincia e parlamentare uscente Lorenzo Dellai? Ma in Valsugana, ovviamente. Dove piazzare il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi, che sogna di andare a Roma visto che in Trentino si sente messo in un angolo dal governatore Rossi? Da nessuna parte, ovviamente. Dove posizionare chi (come Vittorio Fravezzi) ha fatto solo un giro di giostra in Parlamento, tutto sommato senza collezionare schizzi di fango? A casa, ovviamente. Dove piazzare le donne, che la legge impone di posizionare in egual misura nelle liste? In modo comunque da scontentare (quasi) tutte e tutti, ovviamente. Dove garantire la sicura elezione a Maria Elena Boschi, passata da fenomeno (per la vicinanza a Renzi) ad appestata (per la vicinanza al padre e a Banca Etruria) nel giro di pochi mesi? In questa regione, ovviamente. Dice il pessimista: la candidatura a Bolzano di Maria Elena Boschi dimostra che questa è la periferia del regno. Dice l’ottimista: finalmente, da queste parti, possiamo sperare di strappare un ministero, magari agli affari regionali, così gestiamo al meglio la nostra autonomia. Dice il realista: se il Pd locale pensa a dieci nomi diversi senza saper imporre un candidato sostenuto da tutti, forte e autorevole, è normale che il Pd nazionale, considerando sicuro questo collegio, piazzi qui un pezzo da novanta.

Aggiunge il pessimista: ma con Banca Etruria come la mettiamo? Solo qui digeriamo ogni cosa e consideriamo normali le telefonate dell’allora ministra per far salvare dall’amministratore delegato di Unicredit la banca del padre? Dice l’ottimista: per fortuna la Boschi, che non è indagata, è una che non molla l’osso, che s’attiva per salvare banche, parenti e anche correntisti, dai; ora che sarà “bolzanina” chissà cosa farà per difendere la nostra autonomia e quella specialità che proprio lei, ironia della sorte, metteva in dubbio non tanto tempo fa. Conferma il realista: con questa candidatura non si blinda solo la Boschi, ma si blindano la Svp (che ha già ottenuto tantissimo dai governi Renzi e Gentiloni e che con la Boschi tratta da tempo), il Pd, che potrà avere un canale ancor più diretto col governo, e l’intero territorio, che godrà di un occhio di riguardo. S’infervora il pessimista: ma non penserete mica che Matteo Renzi torni a guidare un governo, potendo così garantire poltrone e poltroncine ai suoi amici? La Boschi resterà fuori dai giochi. Altoatesini becchi e bastonati. Ribatte l’ottimista: ma anche Gentiloni, nel futuro governissimo di cui già si parla, riserverà a Maria Elena uno spazio prezioso. Conferma il realista: la Boschi è una cambiale in bianco per questa terra, una preziosa amica in più, come lo fu Mattarella, che non molti anni fa venne imposto ad un riluttante Trentino. Con quella candidatura, una volta ingoiati i rospi (dai candidati esclusi e dagli elettori delusi) si poté puntare, a Roma, su un puntello a dir poco prezioso. Ed è stato prezioso anche il bellunese Bressa, in questi anni. Aggiunge il pessimista: ma così qui non crescerà mai una classe dirigente. Sbotta l’ottimista: la Boschi potrebbe lavorare anche a questo. Conclude il realista: perché, c’era davvero una classe dirigente più capace della Boschi, da queste parti? E dov’era nascosta?

Il dialogo, nel quale in fondo può riconoscersi ognuno di noi, potrebbe continuare all’infinito. Tirando in ballo le debolezze della politica italiana altoatesina e anche i candidati che altri schieramenti hanno messo qui e là, in stagioni diverse, per cercare di vincere (ma quasi mai di convincere). La buona notizia è che il 4 marzo s’avvicina. Paracadutati, illusi, arrabbiati e graziati potranno regolare i conti fra loro. Noi tutti abbiamo invece il compito di votare. Pensando alle sorti del Paese più che a quelle individuali. 













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