Il giorno del voto in Trentino Alto Adige. Nessuno si senta escluso, cantava De Gregori



Signore e signori, si vota. Fate il vostro gioco. È il gioco della democrazia. Della libertà. Nessuno si senta escluso, come cantava De Gregori. È il giorno delle scelte. Per tutti noi: che con un voto, tanto in Trentino quanto in Alto Adige,  potremo dire molto sui prossimi cinque anni. Noi - intesi in questo caso come elettori italiani altoatesini - abbiamo più di una responsabilità: quella di decidere quanti italiani ci saranno nel consiglio provinciale che uscirà dalle urne e, proporzioni e regole alla mano, anche quella di stabilire quanti italiani ci saranno nella stanza dei bottoni. Quanti e quali italiani, per meglio dire: perché il presidente uscente e certamente rientrante della Provincia ha già fatto capire che saremo noi, col voto di oggi, a dirgli di fatto chi dovrà essere il suo partner di giunta. E stanno quasi tutte qui, le incognite di oggi. Si sa già infatti chi vincerà (la Svp), anche se le percentuali saranno dirimenti. Non si sa invece chi perderà. E, soprattutto, non si sa chi salirà sul podio. Di più: non si sa quanto il vento nazionale, che forse per la prima volta spira così forte a Bolzano, potrà modificare o ribaltare - sempre dalla medaglia d’argento in giù, s’intende - gli assetti. L'Italia ci guarda. L’isola  è già sotto la lente: media e partiti vogliono capire cosa accadrà fra poche ore, a urne chiuse,  in Trentino e in Alto Adige. Vogliono sapere e vedere. Passano di qui più o meno ringalluzziti big nazionali. S’accendono le telecamere. Spostandosi in Trentino, va detto la roccaforte storica del centrosinistra morbido, il luogo che è sempre stato nelle mani degli eredi della Dc (di fatto anche quando a guidare piazza Dante ci sono stati i due presidenti autonomisti), è più che mai un crocevia: fra le capriole del voto del 4 marzo e il tuffo nelle elezioni europee. Un test anche per noi: per capire se siamo (anche elettoralmente parlando) ancora autonomi e per così dire variabili come in passato rispetto alle onde nazionali. Chi ha memoria ricorda che in più di un’occasione qui s’è infatti atteso uno tsunami che non è mai arrivato: gli elettori hanno infatti quasi sempre votato in modo diverso alle nazionali e alle provinciali. Questa volta è diverso, dicono tutti. Ma la parola spetta solo a chi vota. Non a chi auspica, a chi teme, a chi sogna, a chi immagina o prevede.

Un grosso cambiamento c’è comunque, anche in Trentino,  già stato: la maggioranza che ha governato fino ad oggi si presenta divisa; il centrodestra s’è ricompattato; la comparsa di nuove liste, con un candidato presidente o a sostegno di un candidato presidente proposto dai due schieramenti che fino a ieri avremmo chiamato tradizionali, dicono che la geografia politica è diversa. Cambiano le generazioni. Vanno in pensione ideologie e schemi consolidati. Cresce un desiderio di protagonismo che è disposto anche a mettersi in gioco da solo. Seppur a scoppio leggermente ritardato, è la fine del Novecento, l’addio definitivo agli ultimi sussulti del secolo breve. 

Oggi ha votato per la prima volta chi è nato nel Duemila. La cicogna è stata sostituita dalla rete. Dall’emozione. Dalla velocità. Il futuro è eterno presente. In una settimana cambia una stagione. Fra poco sapremo in quale ci stiamo addentrando. Questione di ore, ormai.













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