All'Università di Trento serve il presidente giusto



Casi della vita: la maggioranza litiga sul nome di Rossi e cerca più o meno palesemente un sostituto del governatore uscente (e non più così certo d’essere rientrante). La minoranza un giorno punta su Fugatti, il giorno dopo parla di primarie di coalizione e ogni giorno, sotto sotto, punta sull’onda nazionale: quella che, quando travolge, non bada a nomi e programmi, ma all’aria che tira. E tutto questo accade nelle stesse settimane in cui la coalizione che governa la Provincia è chiamata a nominare i nuovi vertici di Itea, Cassa del Trentino, Trentino Sviluppo e Università. Un’occasione per aprire un dibattito sulla classe dirigente, per ragionare a mente libera sulle logiche d’appartenenza, per disegnare il domani. Una cosa è accaparrare poltrone, l’altra è trovare qualcuno - pur cercando fra persone di fiducia - che possa aiutare il Trentino a fare un salto di qualità. Un bivio, quello fra fiducia e fedeltà, davanti al quale la politica si trova spesso. Un bivio, ancora, nel quale la politica - tutta, salvo rarissime eccezioni - tende ad occupare poltrone più che a trovare nomi di prestigio.

Senza nulla togliere alle altre nomine, la partita più delicata è quella che riguarda il successore di Enzo Cipolletta alla presidenza dell’Università. Colpisce, nello specifico e sul tema della classe dirigente in generale, l’assordante silenzio dell’Università, che dovrebbe ogni giorno essere invece un’arguta e stimolante spina nel fianco delle istituzioni. Ai tempi di Egidi, ad esempio, il rettore e l’ateneo cercavano, se non di influenzare, almeno di sollecitare la politica a trovare, di volta in volta, la persona migliore. Invasione di campo? Può essere. Ma un’università deve servire anche a questo. A promuovere, in ogni senso, i talenti. La sfida è dunque duplice e vale anche per le altre società: cercare un nome e immaginare un progetto. Si vuole puntare ancora sull’ateneo italo-tedesco? Si crede in una prospettiva euroregionale e comunque peculiare dell’ateneo? Ricordate la nomina di Enzo Perlot, trentino, già ambasciatore italiano in Germania? Nominarlo, a suo tempo, significò fare una scelta molto precisa. Ed è questo che deve fare la politica, quando cerca il nome giusto: sapere dove vuole andare.













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