A proposito di sicurezza: quanto silenzio sulla droga...



È innegabile che Trento sia cambiata negli ultimi anni, che non sia più la città tranquilla di un tempo. E non è semplice,non è affatto semplice trovare dei rimedi ora, quando la situazione diventa complicata. La sicurezza (a Trento come in tante città italiane) è una questione centrale: sulla sicurezza (oltre che sul lavoro e sulla crisi economica) si misureranno gli attuali ei prossimi anni delle nostre città. Ma per farlo occorre guardare la realtà senza ipocrisie. Proviamoci. Se guardiamo Trento e proviamo a pensare a piazza Santa Maria riusciamo subito a capire alcune cose.

spaccio

La prima cosa che riusciamo a capire, se a Trento diamo un’occhiata a piazza Santa Maria Maggiore e alla Portèla (o se pensiamo a quando siamo passati di lì le ultime volte) è che la questione principale, rispetto alla sicurezza e all’ordine pubblico, è lo spaccio. Gli spacciatori stanno lì, è in quello spazio, assieme a piazza Dante, che viene gestito il mercato della droga a Trento. E il problema che comincia ad affiorare dalle ricerche, dalle statistiche, dalle esperienze dirette degli operatori sociali, dei volontari della solidarietà, dei tanti genitori che sono rimasti scottati da tante, troppe nuove inchieste che hanno toccato anche i loro figli come consumatori, è che il traffico della droga è in crescita. Ci sono state numerose inchieste negli ultimi due-tre anni che ci hanno rivelato un Trentino molto più invischiato in problemi di droga di quanto pensassimo. Perché sono alcuni anni che - forse per mutate abitudini, forse perché ci pare che si muoia meno di overdose, o forse perché è la cultura di questo tempo rimuovere e non affrontare i veri nodi - l’allarme droga è come se si fosse sopito, come se fosse uscito dal centro dell’attenzione, come se fosse una piaga fisiologica di proporzioni ridotte, che riguarda pochi. E invece non è affatto così. Il traffico di droga è in aumento, è in crescita ovunque, sotto mille forme. E nelle scuole la piaga si insinua più di quanto non ci si dica. Di fronte alla questione sicurezza, quindi, occorre che apriamo gli occhi fino in fondo. Nell’area del centro di Trento (negli ultimi giorni episodi di violenza e aggressioni si sono manifestati anche in vie centralissime e trafficate, non solo nei parchi o di notte) circolano inevitabilmente, oltre a molti senza dimora, a tanti senzatetto, gli spacciatori. Se il mercato è fiorente, gli spacciatori aumentano. E il mercato - con le logiche del mercato, quelle che abbiamo sempre benedetto se si trattava di “crescita”, di pil, di aumento “lordo” - si muove appunto con le sue logiche, con nonchalance: sostituisce la manodopera che costa con manopera a minor prezzo. È successo con il mercato del sesso, con prostitute africane che costavano meno, accade ora con lo spaccio: le organizzazioni reclutano nuovi spacciatori fra i disperati, fra gli immigrati che non trovano un posto in cui vivere o dormire. E di fronte a una domanda crescente di droga, aumenta il numero di persone reclutate per lo spaccio. Il problema, insomma, è molto più vasto e importante di come lo dipingiamo nelle nostre discussioni, nei dibattiti dei talk-show, negli scontri politici dei consigli comunali. Certo, la presenza della polizia è sempre centrale, anzi centralissima. Così come l’uso delle telecamere aiuta talora a prevenire, più spesso a reprimere certi delitti. Certo è che se la nostra società crede di poter fingere che non ci sia il problema droga, e se quella stessa società non si prende carico davvero delle situazioni di troppi senza dimora, se pensa di risolvere tutto con la presenza di polizia e di telecamere e prossimamente di Daspo, beh, vedremo soltanto spostarsi da una via all’altra, da un quartiere a un altro, da una città all’altra gli stessi problemi, senza mai averli affrontati. Problemi che si intrecciano, non c’è dubbio, ma che non possiamo credere di risolvere senza affrontarli davvero.













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