Idrogeno, a che punto è l’Italia



Quotidiano Energia - Quale ruolo può avere l’idrogeno nella transizione energetica? A che punto sono la sperimentazione e la ricerca in questo campo? Questi interrogativi sono stati al centro del convegno “L'innovazione tecnologica e le ricerche messe in campo dal Network Clypea - Il contributo dell'idrogeno per l'energia di domani" svoltosi ieri, 5 dicembre, a Livorno. Clypea è il network promosso dal ministero del Mise attraverso la Dgs Unmig che ha organizzato l’evento in collaborazione con la Marina Militare che l’idrogeno lo utilizza per i sommergibili. A ottobre l’Italia ha siglato la Dichiarazione di Tokyo sull’idrogeno. A rappresentare il nostro Paese c’era il sottosegretario Davide Crippa che con un messaggio inviato al convegno ha ricordato come "sostenibilità e sicurezza siano possibili solo grazie a investimenti in ricerca e innovazione". Sull'idrogeno "puntiamo a una produzione da fonti rinnovabili", ha poi ribadito. A tal proposito il direttore generale Dgs Unmig, Franco Terlizzese ha rivendicato come Clypea sia diventato un modello di riferimento nel nostro Paese come “hub di innovazione per la ricerca e lo sviluppo di soluzioni tecnologiche a servizio di tutta la filiera energetica, una rete in grado di eccellere e confrontarsi con le migliori realtà internazionali”.  Gli investimenti del Mise "sono stati avviati e ci saranno”, ora si spera che dalla Ue arrivino bandi per dare un ulteriore contributo alla ricerca, ha auspicato Terlizzese. C'è poi la questione dei costi. Per questo "serve un sistema di regolazione idoneo", ha spiegato il dg che a fine anno lascerà il Mise per andare in pensione. Occorrono, quindi, degli incentivi? Su questo punto, sollecitato da una domanda, Stefano Besseghini ha precisato come la questione incentivazione, in generale, sia sempre “delicata”.  Per il presidente di Arera “se alcune tecnologie, per raggiungere un determinato obiettivo, manifestano nella competizione un’oggettiva limitazione difficilmente superabile in un arco temporale ridotto, l’incentivo diventa non una distorsione del mercato ma un meccanismo per abilitare al mercato”. Però bisogna fissare quanto, per quanto tempo e con quali modalità” si accede all’incentivo. Più in generale, per Besseghini, l’idrogeno può essere una delle “tecnologie a disposizione per la flessibilità del sistema energetico”. Nel corso dell’evento a cui hanno preso parte anche Michele de Nigris (direttore Rse), Enrico Drioli (Università della Calabria), Cesare Vecchietti (Stoccaggi gas Italia), Antonio Lucci (CSM Spa), Luigi Crema (vicepresidente H2IT), Salvatore Freni (direttore Cnr Itae), Jostein Dahl Karlsen (ceo Iea gas) sono stati illustrati progetti e ricerche. Giuseppe Tannoia, direttore ricerca e innovazione tecnologica di Eni ha chiarito che affinché la produzione di idrogeno possa essere considerata sostenibile è necessario che l’energia impiegata venga generata evitando emissioni di C02 come avviene, ad esempio, con l’elettrolisi. Alessandro Clavenna, project leader progetti idrogeno e power to gas di Snam, ha parlato di una sperimentazione per verificare il comportamento di alcune componenti della Rete Gas “all’immissione di idrogeno miscelato con il gas in una percentuale in volume pari al 5%”. Dopo l’ottenimento di tutti i permessi necessari, si procederà all’immissione presso la cabina di riduzione di Contursi (Salerno). L’idrogeno ha le potenzialità per giocare un ruolo nel riutilizzo delle piattaforme offshore in dismissione. Si basa su questa idea uno studio del Politecnico di Torino. Andrea Carpignano e Raffaella Gerboni hanno spiegato che l’idrogeno può entrare a far parte “della strategia di stoccaggio dell’elettricità prodotta in piattaforma”. L’idrogeno prodotto a terra potrà essere sfruttato per il rifornimento delle imbarcazioni.    









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