Federbio e ong, spostare aiuti pubblici su agricoltura bio



ROMA - Tagliare gli aiuti pubblici all'agricoltura intensiva, che inquina con i pesticidi e impoverisce i suoli, e aumentarli all'agricoltura biologica, che garantisce un ambiente sano e maggiore occupazione a parità di produzione. Queste le proposte alla politica scaturite dal Rapporto "Cambia la Terra 2018", un progetto di FederBio, ISDE-Medici per l'Ambiente, Legambiente, WWF e Lipu, presentato stamani alla Camera. "Oggi - si legge nel rapporto - oltre il 97% degli incentivi pubblici europei viene destinato nel nostro Paese a sostenere forme di agricoltura che diffondono nell'ambiente sostanze chimiche dannose. Mentre meno del 3% delle risorse pubbliche va a sostenere il ruolo di difesa ambientale e sanitaria svolto dagli agricoltori bio, che pagano costi economici più alti per produrre in maniera pulita". In Italia, la Politica agricola europea (PAC), nel periodo 2013-2020 ha destinato 963 milioni di euro all'agricoltura biologica (secondo l'Ufficio studi della Camera), contro i 41,5 miliardi destinati a quella convenzionale. "Se si ragiona in termini di superficie - scrive il rapporto -, sei volte in meno di quello che le spetterebbe". Per Cambia la Terra "occorre passare a un sistema di incentivi che tenga conto dell'importanza dei servizi forniti dall'agricoltura biologica (suolo, acqua e aria puliti, difesa della biodiversità)" e del fatto che "nel biologico il lavoro incide per circa il 30% in più sulla produzione lorda vendibile rispetto al convenzionale". Per il rapporto bisogna passare dal 15,4% di superficie coltivata a bio in Italia a fine 2017 al 40% di campi biologici entro il 2027, a conclusione della nuova PAC. Subito bisogna cominciare a vietare l'utilizzo dei prodotti chimici più a rischio - ad esempio il glifosato - nei parchi e nelle aree protette e vietare i premi a chi lo usa. Infine, si deve far pagare a chi usa i pesticidi le misure per evitare la contaminazione dei campi coltivati col biologico.









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